Organizzato dall’associazione Il Geranio aps, è giunto alla 12ª edizione e ogni anno a inizio primavera (ma non solo) porta a Prato e provincia un fiorire di letture animate, incontri con gli autori, laboratori, spettacoli, mostre ed eventi – 75 quelli in cartellone per questa edizione, dal tema “Se ti dicessi aquiloni…” – tutti accomunati dall’amore per l’arte di raccontare storie.
Ed è da una storia, a lieto fine, che anche “un Prato di libri” è nato. «Quasi 20 anni fa mi sono trovata a frequentare il reparto di neuropsichiatria infantile dell’ospedale di Prato – racconta Giulia Benelli, presidente de Il Geranio e ideatrice del festival –. Lì nel 2007 ho partecipato a un incontro con Roberto Denti, scrittore, libraio e fondatore a Milano della prima libreria per ragazzi in Italia. Fu quello l’evento che fece scoccare la scintilla, perché vidi coi miei occhi il benessere che una storia raccontata ad alta voce dava ai bambini che avevano problemi di salute. E non solo a loro ma a chiunque l’ascoltasse».
Passa qualche anno e il seme gettato da quell’incontro germoglia nel 2012 nella prima edizione di “un Prato di libri”, che continua a vivere oggi grazie a un gruppo di volontari e al sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Regione Toscana, Provincia di Prato, dei sette Comuni del pratese e altri partner. «L’idea di base era il principio che le cose buone fanno bene a tutti, e che l’arte di raccontare storie è una delle cose più buone e che fanno più bene – spiega Benelli –. Da qui il sogno di costruire delle occasioni in cui dei “raccontatori” di professione, scrittori e illustratori di libri per bambini ma anche musicisti, venissero a portare le loro storie negli spazi della città: una festa che servisse ad avvicinare i nostri ragazzi al mondo straordinario dei libri, un mondo che vince ogni noia e non conosce barriere». E negli anni il festival ha ospitato numerosi “raccontatori” d’eccezione, che hanno attirato anche un pubblico adulto: da Margherita Hack a Umberto Galimberti, da Daniel Pennac a Elio e le Storie Tese, da Pietro Grasso a Stefano Bollani.
Il legame del festival con le scuole si è creato subito. “Un Prato di libri” ogni anno, oltre che negli spazi pubblici come teatri, musei e sale civiche, entra negli istituti di ogni ordine e grado per far incontrare agli alunni gli autori “in carne e ossa”.
Sono più di 400 gli incontri di quest’anno, che portano oltre 14mila studenti – dagli asili nido alle superiori – a conoscere 30 tra scrittori e illustratori e ascoltare le loro storie. Un’esperienza che, seguendo il filo rosso della fantasia, aiuta i ragazzi a superare gli ostacoli che possono innalzarsi tra loro: come quelli legati alle diverse abilità, alle condizioni socio-economiche, alla lingua e alla cultura di provenienza. Che in una realtà come quella pratese, pioniera della multiculturalità del futuro, è un processo ancor più necessario. Anche il nome “un Prato di libri” ha in sé un richiamo alla convivenza: «Nel prato coesistono elementi diversi – sottolinea Benelli – tanti tipi di fiori, varietà d’erba, specie d’insetti, che proprio stando insieme riescono a creare armonia.
È la sua pluralità che ne fa un elemento in continuo divenire e rinascita».
E a chi sostiene che i ragazzi oggi non abbiano più interesse per le storie, Benelli risponde: «Non sono d’accordo. Certo la lettura è anche questione di allenamento e i ragazzi vanno incoraggiati, toccando i temi che stanno loro più a cuore. È uno degli obiettivi di “un Prato di libri”, che punta a combattere la povertà educativa diffusa. Ma i ragazzi hanno una grande potenzialità e fanno domande di una profondità incredibile. Noi adulti dobbiamo ascoltarli».