Prima di tutto grazie per questa intervista e per il tempo che ci concedi. Raccontati ai lettori di NATURART ripercorrendo i passi che ti hanno portato da Pistoia alla Direzione di un Museo così importante come il MArTA di Taranto.
Io sono nata a Pistoia ma la mia famiglia ha una casa a Maresca per cui conosco bene anche la Montagna Pistoiese e tutto il meraviglioso territorio fatto di colline e montagne che circondano la città stessa, tra l’altro ricca di storia e di opere d’arte molto importanti. Da piccola ho vissuto per un po’ di tempo in Svezia dove alle scuole elementari avevamo una materia che ci portava a studiare flora, fauna, ambiente e territorio e questo, nel rispetto verso la natura, mi ha formato sotto tanti punti di vista. Nel corso della mia vita mi sono poi trasferita a Firenze, dove ho frequentato il Liceo e poi ho proseguito i miei studi universitari in archeologia, completandoli anche con un dottorato. Alla fine, visto che le possibilità di lavoro in Italia non erano poi molte e che una delle mie passioni, fin da piccola, è sempre stata quella di viaggiare, mi sono guardata intorno ed ho partecipato e vinto un progetto di ricerca finanziato dalla UE in Francia. Sono andata a lavorare al Museo Nazionale del Medioevo come Project Manager per quanto riguarda le collezioni classiche e del medioevo, lavorando anche a mostre su oggetti liturgici e sul medioevo raccontato dal cinema. In quel periodo ho vinto un concorso dell’Amministrazione Pubblica francese che mi ha portato in Britannia, dove sono diventata Direttrice di un importante Museo locale e ho avuto l’incarico di progettarne ex novo un altro, lavorando da responsabile della Cultura di un ente territoriale locale composto da 18 comuni.
Avevo deciso di rimanere in Francia fino a quando seppi di una selezione internazionale per musei ad autonomia speciale, quindi che davano autonomia gestionale a chi li dirigeva. Partecipai senza grosse speranze di vincere, notando che nell’elenco dei musei interessati dal progetto c’era anche il MArTA di Taranto, importantissimo per tutti gli appassionati e gli studiosi di archeologia, e lo indicai come destinazione gradita in caso di vittoria. Mi sembrava interessante sotto vari punti di vista e soprattutto per la valorizzazione dell’archeologia che poteva diventare volano per lo sviluppo di un territorio abbastanza depresso sotto il punto vista economico e pieno di emergenze. Ho avuto la fortuna di vincere e sono così arrivata a Taranto. Ho riflettuto molto prima di accettare se lasciare un posto a tempo indeterminato per un lavoro a tempo determinato (abbiamo contratti da 4 + 4), ma la passione ha vinto e ho scommesso su questa sfida.
Qual è il tuo legame con Pistoia?
E’ un legame molto forte. Mio padre e i miei fratelli abitano sempre a Pistoia mentre mia madre vive a Firenze. Sono sempre tornata a Pistoia, appena ho potuto e fino a che c’è stata mia nonna, con cui avevo un legame molto forte, le vacanze di Natale le ho sempre passate a Pistoia, che sento come la mia città e che come tale ha certamente contribuito ad indirizzarmi verso quello che poi ho fatto nella vita. Si tratta di una meravigliosa città dal cuore verde, ricca di cultura e di storia, con un ruolo importantissimo avuto nel medioevo. Una città a misura d’uomo, oggi molto dinamica del punto di vista culturale, grazie anche al nuovo polo museale di Pistoia Musei, diretto da Monica Preti, che ho conosciuto in Francia.
Cosa puoi dirci di questa collaborazione con un artista come Federico Gori?
Questa esperienza nel contemporaneo con Federico Gori è stata molto importante in quanto abbiamo iniziato da alcuni anni ad interfacciarci e poi finalmente, con la possibilità offerta da un bando, dal 2016 siamo partiti con una programmazione stabile dedicata all’arte contemporanea. Quello che noi volevamo fare era riuscire a mettere in programma un’importante residenza d’artista, magari con la realizzazione di un’opera site – specific e per questo l’incontro con Federico ha rappresentato l’occasione perfetta per raggiungere questo obiettivo. Federico ha saputo vedere perfettamente la narrazione del MARTA e l’incontro tra il suo mondo di artista interiore e questo Museo, per niente facile, ha prodotto un’opera creata ad hoc guardando alla classicità e alle collezioni presenti, con un occhio attento sempre verso lo sviluppo sostenibile. Noi ci aspettiamo tanto da questo percorso: l’opera resterà poi al museo e rappresenterà la materializzazione di un progetto che è stato creato insieme all’artista.
Testo Lorenzo Baldi