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Lizzano Pistoiese: la memoria e l’eternità

I murales fatti dagli artisti del Gruppo Donatello di Firenze che dal 1988 hanno aperto un nuovo capitolo della vita del paese

A Lizzano Pistoiese si dovrebbe arrivare a piedi. In un anno dove il tema del pellegrinaggio è così centrale per il territorio pistoiese, scendiamo dalla macchina e saliamo per la strada che si inerpica fra le case di Lizzano: un nome che evoca un tempo che fu, la lotta fiera dei Galli Boi contro l’avanzata della conquista romana. Passaggio strategico fra nord e sud, in quanti hanno valicato gli Appennini nei secoli attraverso questi passi: eserciti, pellegrini, mercanti, viaggiatori.

Lizzano Pistoiese (730 s. l. m.) è un piccolo e caratteristico borgo appenninico dell’alta Val di Lima nel Comune di San Marcello – Piteglio.

Ma come si presentava in antichità? “Sylva erat vasta, Litanam Galli vocant”, così Tito Livio ci tramanda il nome con cui i Galli chiamavano questa zona e ci dà un’immagine chiara: una profonda e ampia selva, denominata Litana, Lizzana. Tante le ipotesi sull’etimologia ma la più affascinante è quella di B.H Jon, riportata da G. Filippi, che rimanda alla radice del nome del bastone dell’augure, il lituo. Litanus indicherebbe, quindi, un luogo dove si fanno sacrifici, una selva sacra.

Teatro di sanguinose battaglie, la più bruciante sconfitta dei Romani è chiamata il massacro della Selva Litana, un evento degno delle migliori serie televisive odierne. La vicenda è cruenta: il Console romano Postumio cadde in un’imboscata e venne decapitato, la sua testa tenuta come cimelio di guerra dai Galli, svuotata, rivestita d’oro e adoperata come vaso per i sacrifici al Tempio. Momento drammatico per Roma che già tremava per la presenza di Annibale nella penisola.

Passeggiando per le vie del paese è possibile ammirare, un po’ ovunque, i caratteristici murales che rendono Lizzano davvero inconfondibile

La   fama   del   territorio dovuta alla sopra citata importanza strategica e alle insidie che vi si celavano continuò anche dopo la caduta dell’Impero Romano, in periodo longobardo, quando assunse il toponimo di Massalizanum, come indicato dal re Astolfo nel VIII sec, perpetuando il nome antico. A Lizzano si dovrebbe arrivare a piedi. Salire fino alla pieve di Santa Maria Assunta, la più antica della montagna pistoiese, già citata nel 998, ma ricostruita e rilocata dopo la terribile frana del 1814, che distrusse gran parte del paese. La pieve cela al suo interno piccoli, grandi tesori come il crocifisso attribuito a Baccio da Montelupo, ed opere di scuola dei della Robbia. Il piccolo paese di montagna ha avuto anche figli “illustri”. Tra questi Vincenzo Lazzi (1864-1962).

Alla fine dell’Ottocento aveva una fiorente azienda agricola, ma nel 1919 ebbe l’intuizione che lo ha reso famoso: creò infatti un’impresa di trasporto pubblico e di merci su gomma, inizialmente trasformando camion residuati bellici in veicoli per passeggeri. La sua impresa, passata poi in mano ai figli e ai nipoti, è cresciuta fino alla fine del secolo scorso e ha avuto una storia lunga e gloriosa, che pochi riconducono al suo luogo d’origine: Lizzano Pistoiese, appunto.

A  Lizzano  si  dovrebbe arrivare a piedi. Ad ogni passo e curva attraverso gli abitati sparsi si rivelano opere e colori che ci parlano di memoria, vita della montagna, vocazioni, guerra e pace: sono i murales fatti dagli artisti del Gruppo Donatello di Firenze che dal 1988 hanno aperto un nuovo capitolo della vita del paese. In quell’anno venne organizzata la manifestazione in cui il paese accolse Mons. Murphy con i combattenti della Xa divisione da Montagna americana e una compagnia di Marines. In realtà dovremmo dire ri-accolse, poiché la storia di Monsignore è legata a Lizzano e alla linea gotica. John Murphy, al tempo sergente, nell’inverno del 1945 con la sua compagnia trovò rifugio nella Chiesa di Santa Maria Assunta e rimase colpito dal citato crocifisso sopra l’altare maggiore. Murphy e la sua compagnia si integrarono con la popolazione e operarono con Don Mario per il bene del paese.

Alla loro partenza Don Mario suggerì, all’ormai amico John, di considerare la via del sacerdozio, parole che lasciarono il segno e ispirarono il sergente che tornato in patria si laureò ad Harvard in Teologia e Filosofia. Si aprì così il capitolo della sua vita in cui divenne Mons. Murphy, amico di Giovanni Paolo II e del presidente americano Reagan. L’opera più esemplificativa della vocazione di Mons. Murphy è la Conversione di Saulo, toccante e intensa scultura in bronzo di Marcello Tommasi donata dalla Cassa di Risparmio alla Parrocchia proprio nell’occasione della manifestazione del 1988. A Lizzano si dovrebbe arrivare a piedi. Alla fine del paese svoltare a sinistra, dopo gli antichi lavatoi, nella strada intitolata a Melo, Giacomo Melani, inaugurata proprio lo scorso Agosto. Un sentiero lastricato che si snoda fino alla casa di famiglia, segnato dalle pietre scolpite dall’artista Mauro Vaccai. Troviamo su queste simboli importanti per Giacomo, impronte del suo passaggio e delle sue passioni: la ruota di una motocicletta, le scarpe e il pallone da basket, i passi del bambino e dell’adulto, che si uniscono proprio dove si apre la vista sulla vallata.

strada dedicata a Giacomo Melani

Conclude il percorso dei nostri passi e delle opere del paese, la meridiana realizzata da Simone Bartolini sulla parete di casa Melani, che declinante ad ovest raccoglie la luce solare fino al tramonto dietro le montagne dell’Appennino pistoiese. In questa luce, vediamo il territorio. Sentieri che raccontano storie di boschi sacri, battaglie, incontri, conversioni, ma ancora arte, memoria, comunità, tutto immerso nella quiete del verde: tutto questo è Lizzano. E come recita la meridiana: “Il tempo passa ma l’Eternità rimane”.

A destra gli antichi lavatoi del paese, anch’essi caratterizzati da un significativo murales

testo Beatrice Landini e Silvia Anzilotti – Gruppo FAI Pistoia

foto Nicolò Begliomini

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