Cinque domande e cinque risposte diverse; dieci sollecitazioni – rivolte ad altrettante persone – e dieci riflessioni distinte.
Ciascuno a suo modo, direbbe Luigi Pirandello; ciascuno la sua “verità”. Che cosa è Pistoia per voi? Quale Pistoia vi portate addosso? Quale nota della città, quale luogo, quale ambiente, quale strada o monumento, quale rumore od odore, quale sentimento cittadino fa parte di voi? Quale frammento di Pistoia Capitale italiana della cultura 2017 vi appartiene?
Il quesito è stato per ora lanciato ad un numero limitato di persone. Il bambino ci ha raccontato il suo luogo, la biblioteca San Giorgio, dove gioca e si perde tra libri e divanetti, in uno spazio di studio ma anche di incontro e – almeno per lui – di avventure: e ci ha ricordato quanto detto da un altro suo coetaneo che, dopo aver visitato la biblioteca, ha esclamato pieno di gioia: “Il giorno più bello della mia vita è stato quando mi sono iscritto alla San Giorgio”. La ragazza ha puntato l’attenzione sul centro cittadino, con le sue strade e le sue piazze, dove si intrecciano storie e vite: storie e vite che, incontrandosi, si arricchiscono, andando a formare – come piccoli tasselli di un mosaico – l’identità della città. Fabrizio Zollo, che da Via del Vento continua a inviare al mondo i volumetti stampati dalle sue edizioni e curati con le attenzioni che meritano tutte le nascite, ci propone, come identità profonda di Pistoia, “il carattere malinconico dei suoi abitanti”, che non viene meno neppure quando sorridono, “quasi portassero nell’animo il rimorso di non saper afferrare del tutto la segreta bellezza e la malia del canto che trasuda dai muri di questa città”. Il campione di basket, Gek Galanda, pistoiese di adozione, rivolge il suo pensiero ai luoghi dello sport: la Pistoia che si porta addosso è, prima di tutto, quella del PalaCarrara, e non solo perché ha calcato il parquet per alcuni anni, regalando a se stesso e ai tifosi numerose soddisfazioni, ma anche perché là, intorno ad una squadra, si è riunita una comunità, che ha scoperto di condividere importanti valori: l’amicizia, lo spirito di gruppo, l’amore per la propria città.
C’è la signora anziana, lo sguardo fiero e gli occhi ancora scintillanti, che, dal suo paese, ci dice che la sua Pistoia è famiglia, valori, tradizione e la terra e il verde del suo paesaggio. È il Campanile della Cattedrale il luogo che identifica la città per un ragazzo che cammina un po’ stralunato nella Piazza del Duomo; è la realtà municipale che ama dividersi e polemizzare, ancorata alle diatribe medievali tra guelfi e ghibellini, quella che ci racconta un altro intervistato. Ma c’è pure chi si porta addosso il bianco e il verde dei marmi di tanti nostri monumenti, i colori del mercato cittadino, il senso di una perifericità che finisce per costituire una ricchezza, l’immagine del cavallo imbizzarrito di Marino Marini.
Ed è solo l’inizio. Il progetto è stato pensato da NATURART per accompagnare la nomina di Pistoia come Capitale della cultura, in modo da far partecipare tutti i cittadini a questo importante appuntamento. Un progetto di racconto, ma anche un progetto grafico e fotografico. Nei prossimi mesi, fino al 31 marzo 2017, tutti possono farci pervenire una frase, un’immagine, una riflessione che spieghi che cosa Pistoia rappresenta per loro, quale frammento di città sentono più vicino: basterà scriverci a redazione@discoverpistoia.it.
Trenta di questi pensieri verranno scelti da NATURART e diventeranno altrettanti manifesti, che andranno a formare una esposizione conclusiva: con il volto di chi racconta, la foto del luogo amato (o un’immagine che si leghi alla suggestione che viene trasmessa), le tonalità del bianco e del verde, le strisce dei nostri marmi. Che sembrano quasi dipinte sulla pelle di ciascuno: perché ognuno di noi – anche se non ci ha mai pensato – ha una sua Pistoia addosso.
Tutti gli altri pensieri ed immagini che non saranno scelti per l’esposizione saranno comunque pubblicati su www.discoverpistoia.it in una sezione dedicata a “Pistoia addosso”.