foto storica della Pistoia Football Club
Sono centinaia i protagonisti di un secolo di passioni che si meriteranno il ricordo dei tifosi e degli addetti ai lavori, ma per individuare il “seme” che sta all’origine di tutta l’avventura è opportuno e doveroso riavvolgere il nastro della storia di altri dieci anni e aggiungere altri volti alla hall of fame del pallone all’ombra del campanile di San Zeno.
Sì perchè il football in città aveva già fatto breccia nel cuore della gente ben prima del 1921. Merito di Francesco Vallecorsi, il giovane impiegato della “San Giorgio” che dieci anni prima aveva messo insieme un manipolo di ragazzotti per dare vita alla prima squadra di calcio pistoiese.
Il Pistoia Foot-Ball Club fece la sua comparsa per la prima volta nel 1911, ne è testimone un breve articolo apparso sul periodico “Il Popolo Pistoiese” domenica 26 marzo: «Sappiamo che pure nella nostra città, ad iniziativa di un gruppo di appassionati del giuoco del calcio, si è costruita in questi giorni la società Football Club Pistoia, avente appunto lo scopo di sviluppare fra la nostra gioventù anche questo utilissimo e dilettevole sport, che fino ad oggi non fu da noi per niente conosciuto e praticato».
Ma che calcio era quello degli anni dieci del Novecento? E che città era la Pistoia dell’epoca? Questi e tanti altri interrogativi trovano una risposta nelle pagine di “Pistoia Football Club – Le origini, il calcio dei liberi, l’US Pistoiese” (Edizioni Il Metato, 127 pagine) il libro che ricostruisce i primi vagiti del calcio pistoiese tra foto e disegni d’epoca, ricostruzioni di competizioni improvvisate e cronache di derby turbolenti. Un racconto affascinante, vergato da una penna di assoluto rilievo nel panorama storico-sportivo cittadino, Giacomo Carobbi, che permette di rivivere il decennio precedente alla nascita dell’Unione Sportiva Pistoiese proprio attraverso le gesta dei protagonisti.
La storia si dipana tra le prime partite in Campo Marzio (l’odierna piazza della Resistenza), i tentativi – andati a vuoto per mancanza di risorse – di entrare a far parte del football “federato” e la successiva l’adesione all’ULIC (Unione Libera Italiana del Calcio) nel dopoguerra. Le cronache dei giornali e le immagini parlano di un gioco troppo giovane e popolare per interessare i notabili dello sport cittadino, ancora troppo legati ai fasti della “Francesco Ferrucci” e della “Libertas”, le due società di ginnastica che già da più di trent’anni giravano l’Italia e l’Europa collezionando allori grazie a una serie di atleti di assoluto livello. Campioni italiani di ginnastica ma anche di corsa, e lotta e di tante altre discipline che facevano capo alle società ginnastiche della città di Cino, divise peraltro da un’acerrima rivalità tanto da fare di Pistoia un caso quasi unico in Italia. Solo il ciclismo era riucito a ritagliarsi uno spazio dignitoso, anche per effetto dei non rari passaggi del Giro d’Italia lungo la Firenze-Genova, tappa abituale delle prime edizioni della corsa rosa.
partita di calcio della Pistoia Football Club (foto storica)
Al Pistoia Football Club – colori sociali biancoblù, suggestivo monogramma in stile Art Decò per stemma e gestione societaria approssimativa, servirà tempo prima di uscire dall’anonimato. La svolta arriva nel 1919, quando la città diventa un avamposto del calcio libero e nascono nuove squadre (l’Audace, la Vigor, la San Giorgio, la Virtus e altre). Campo Marzio si accende di passione per le prime sfide con il Montecatini e il Prato, in estate l’avvocato Giannino Giannini fa costruire un campo di gioco sulla strada per Pontepetri, all’ombra del suo Grande Albergo Paradiso, usando il calcio come strumento pubblicitario per la sua attività e facendo avvicinare per la prima volta qualche personaggio della “Pistoia bene”.
È in questo periodo che si incrociano le storie del Pistoia Football Club e delle società ginnastiche, anche in virtù della comparsa determinante di Ciro Papini, facoltoso industriale della seta che avvicinerà definitivamente i due mondi nonostante le persistenti ritrosìe dei nobili dello sport. Ma la storia fa il suo corso e dalla necessità di risollevarsi dalla guerra unendo le forze in una nuova Polisportiva che mandi definitivamente in archivio le vecchie rivalità, e riporti Pistoia a far parlare di sé nello sport, prende il via il lungo processo che porterà alla nascita dell’Unione Sportiva Pistoiese.
altra partita di calcio della Pistoia Football Club (foto storica)
la denominazione fa la sua comparsa per la prima volta nel 1920, in occasione dei festeggiamenti per San Jacopo. Regista dell’operazione è Terzilio Bizzarri, maestro della Libertas e figura centrale dello sport pistoiese dell’epoca. Sua è l’idea di unire le due società in un unico sodalizio, una fusione che tuttavia non è immediata: è qui che Ciro Papini diventa la figura centrale dell’operazione, infatti è solo grazie all’acquisto del terreno per costruire lo stadio di Monteoliveto che tutto si sblocca e l’US Pistoiese può vedere la luce.
Ecco che siamo all’anno chiave e le necessità si uniscono: Bizzarri e gli altri mirano alla fusione, il Pistoia Football Club vuole diventare grande. Papini li accontenterà entrambi: questi per passione, quelli per “spirito di corpo”.
Nel dicembre 1921 l’operazione è vicina al traguardo (lo stadio nascerà nel 1922) e ll’Unione vede la luce con l’elezione del primo consiglio direttivo. Nei mesi che seguono si viene a creare il legame “profondo e indissolubile” tra il Pistoia e la Pistoiese, con i primi che abbandonano denominazione e colori sociali per dare vita alla sezione calcio della nuova società. Una storia, seppur breve, che si chiude e un’altra che si apre per sopravvivere nel tempo e far battere i cuori di una città intera per cento anni di passione. Arancione, ma anche biancoblu.
articolo (storico) inerente alla nascita della Football Club Pistoia
Testo Alessandro Benigni