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Ricordando Giovanni Michelucci e la sua Città Variabile

Natura e paesaggi, 1971 – Archivio Giovanni Michelucci, Serie Disegni

Il 31 dicembre 2020 si è celebrato il trentennale della scomparsa di Giovanni Michelucci, ma è da settembre 2020 che la Fondazione da lui stesso costituita ha avviato un programma di iniziative culturali in collaborazione con Regione Toscana, Comune di Fiesole, Comune di Firenze, Comune di Pistoia e altri enti e istituzioni, per valorizzare il pensiero dell’architetto pistoiese. A trent’anni di distanza, infatti, l’eredità intellettuale michelucciana è più attuale che mai, rivelandosi una valida chiave di lettura dei nostri tempi, utile a tecnici, professionisti e agli stessi abitanti per progettare e vivere la città contemporanea.

Studio per stabilimento termale a Massa Carrara 1981 – Archivio Giovanni Michelucci, Serie Disegni

Le attività in programma per le celebrazioni del Trentennale seguono il pensiero-guida de “La Città Variabile”, una sentita riflessione sulla città contemporanea che Michelucci condivise nel dicembre 1953 per l’inaugurazione dell’anno accademico presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna, dove dal novembre 1947 ricopriva l’incarico di professore dei corsi di Tecnica urbanistica e di Architettura e composizione architettonica.

Elementi di città, 1969 – Archivio Giovanni Michelucci, Serie Disegni

In  quell’occasione l’architetto attraverso un’analogia afferma che l’urbanistica dovrebbe essere considerata «un impegno spontaneo, naturale e costante di tutti i cittadini: così come avviene per l’abitazione singola alla quale, pur modesta che essa sia, ogni ospite dedica una qualche sua cura». Partendo infatti dall’istinto umano di ordinare uno spazio privato disponendo gli oggetti in base alle esigenze pratiche, intellettuali e sentimentali di chi lo abita, Michelucci amplia la sua scala di riflessione evidenziando il ruolo fondamentale degli abitanti nel modificare la città secondo le proprie esigenze in una società in continuo cambiamento. L’organismo città è democratico e variabile poiché «nato dalle istanze della vita quotidiana, dal pensiero degli uomini di cultura, dall’attività pratica di gran parte dei cittadini, dalla capacità di sintesi dei tecnici e degli artisti, e in quanto tale si manifesta come una nuova opera d’arte, comprensibile a tutti, anche agli incolti, per la ricchezza di considerazione umana che in essa sarebbe rispecchiata.»

Oggi vivere la natura non significa necessariamente abbandonare la città, quanto piuttosto abitarla e modellarla in questa direzione

 

Confini della città, 1983 – Archivio Giovanni Michelucci, Serie Disegni

La serie di webinar “La Città Variabile”, iniziata a Firenze il 20 novembre 2020 e che dopo Prato (dicembre 2020) e Olbia (marzo 2021) toccherà simbolicamente altre città italiane fino all’evento conclusivo del Trentennale, ha permesso di sviscerare la moderna visione michelucciana secondo varie prospettive, invitando operatori, studiosi, amministratori e progettisti ad un confronto multidisciplinare sulla necessaria resilienza delle città, proponendo una lettura utile a tracciare ulteriori linee di riflessione orientate al futuro.

Nei vari appuntamenti sono emerse inevitabilmente le sollecitazioni imposte dalla pandemia che hanno costretto al completo ripensamento dei rapporti umani a partire dagli spazi del lavoro sino ai luoghi della cultura, ma anche e soprattutto nella relazione tra Città e Natura. Una relazione che Michelucci ha approfondito in più occasioni durante la sua vita e che trova una perfetta sintesi non solo nelle opere architettoniche, ma anche nei suoi scritti come il testo preparato per un incontro al Politecnico di Vienna nell’aprile del 1989.

A 98 anni di età, e ancora in pieno fervore progettuale, spiega come la natura esista dentro l’uomo e costituisca un orientamento indispensabile per le sue azioni, scoraggiando però un ritorno ad essa attraverso un processo di mimesi, invitando a scoprirne la capacità di favorire relazioni.

Le radici della città, 1985 – Archivio Giovanni Michelucci, Serie Disegni

Prendendo come esempio uno dei suoi ultimi progetti, il Parco dei Renai di Signa, Michelucci rivela la sua visione su questo rapporto: «Ciò che io vorrei proporre vede nella natura e nel progetto due elementi inseparabili di cui l’uno, il progetto, diventa rivelatore dell’altro. Il progetto come punto di riferimento della natura sulla città esistente, ma anche come elaboratore continuo di proposte e di situazioni che nella città sono vissute come momenti separati.

[…] Attraverso il momento progettuale cercheremo di potenziare le infinite implicazioni; sino a fare delle persone che vivranno e gestiranno questo luogo una vera e propria comunità che abbia imparato a muoversi in un ambiente in cui l’elemento naturale non sia costituito solo dal verde o dalla fauna, ma anche dall’unificazione di funzioni vitali, dall’intrecciarsi delle varie attività, alcune attinenti alla stessa manutenzione del luogo.

Nascerebbe così un modello urbano non conflittuale con il territorio. In questo senso penso che oggi vivere la natura non significhi necessariamente abbandonare la città quanto piuttosto abitarla e modellarla in questa direzione.» Questa importante eredità continuerà ad essere uno stimolante spunto di riflessione fino alla chiusura degli eventi del Trentennale nell’estate 2021, il cui programma in continuo aggiornamento può essere consultato sul sito web istituzionale della Fondazione Giovanni Michelucci www.michelucci.it/michelucci30

Teatro, Olbia 1990 – Archivio Giovanni Michelucci, Serie Disegni

testo a cura di Alessandro Masetti – Fondazione Giovanni Michelucci

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