In una pagina del nuovo libro di Bill Homes, intitolato “In difesa di Pistoia. L’architettura di aggressione e il suo archivio indelebile”, è riprodotto uno dei bastioni della Fortezza Santa Barbara di Pistoia, visto non nel suo insieme ma in un particolare. Lo sguardo del lettore è attirato non tanto dal grande stemma della famiglia dei Medici, ma dai mattoni che caratterizzano la costruzione. Si tratta di mattoni irregolari (non prodotti in fabbrica e in serie, ovviamente, ma fatti a mano), allungati, di dimensioni e di spessori diversi, diversi anche nella tonalità, che oscilla dal rosso intenso al rosso più sbiadito.
Dettagli, potrebbe pensare qualcuno. Ma Bill Homes, nato a Londra nel 1942, architetto professionista e professore emerito di Progettazione architettonica alla South Bank University, ci insegna proprio l’importanza dei dettagli, la poesia dei dettagli, che può essere colta (e poi rappresentata) solo da chi sceglie di osservare con calma e con cura ciò che lo circonda e desidera riprodurre ciò che questo sguardo lento e attento riesce a cogliere, invitando gli altri all’attenzione e alla lentezza.
Due anni fa era uscito, sempre per i tipi della Giorgio Tesi Editrice, “Le chiese zebrate in Pistoia”; ora ecco questo nuovo libro, in parte sul passato della città, ma in parte ancora maggiore sul presente. Al centro dell’attenzione il sistema di fortificazioni di Pistoia, con le tre cerchie di mura, i bastioni, le torri, gli edifici nati lungo queste costruzioni. Del sistema di difesa viene tracciata la storia; ma ciò che interessa maggiormente Homes è descrivere come queste opere abbiano influenzato la crescita e lo sviluppo urbano e in che modo siano state a loro volta influenzate (con modifiche, demolizioni, inglobamenti in altri edifici) dalla città cambiata nel corso dei secoli e degli anni.
Homes non ha solo la capacità di raccontare tutto questo con le parole; le parole, nel caso suo, sembrerebbero mancanti di qualcosa se non venissero accompagnate dai disegni, talvolta da architetto (che riscostruisce planimetrie o prospetti), spesso da artista, che racconta con il tratto a china e i colori. Racconta, come abbiamo detto, le fortificazioni e ciò che resta, oggi, di questo sistema difensivo realizzato nei secoli. La città del presente è un archivio da compulsare: talvolta, infatti, le costruzioni si sono mantenute nel tempo, altre volte sono scomparse del tutto o quasi.
A parlare, in questi ultimi casi, è il tessuto urbano (una strada sorta dove c’erano, per esempio, le antiche mura) oppure la traccia del passato rimasta o addirittura riaffiorante in edifici che l’hanno inglobata ma non completamente cancellata. Bill Homes è anche il rabdomante del passato: di quel passato che ha influito sull’oggi e che solo l’occhio attento e paziente, lo sguardo verticale che mira alla profondità dello scandaglio, può riuscire a recuperare. È lo stesso sguardo di chi ha riprodotto quei mattoni, tutti diversi, nel particolare del bastione.
L’incontro tra Bill Homes e Pistoia è avvenuto all’inizio degli anni ’90. Ed è nata, con la città, una particolare sintonia. Mentre scopriva, con ammirazione e interesse, la montagna (come testimoniano i volumi da lui dedicati alla zona appenninica tra il Pistoiese e il Bolognese, molti dei quali nati in collaborazione con il Gruppo di studi alta valle del Reno e la rivista “Nuèter” di Porretta Terme), cresceva il legame con la città. Il viaggiatore contemporaneo, proveniente da quel Regno Unito che aveva fatto nascere, già nel Cinquecento, il Grand Tour, incontrava sulla sua strada una città appartata, lontana dai riflettori del turismo di massa, bella di una bellezza spesso nascosta, restia a mostrarsi.
Questo incontro, che si è poi ripetuto negli anni, appartiene a quegli intrecci di strade e di destini che producono frutti di valore: quei frutti rappresentati dai disegni di Bill Homes, raccolti anche in questo nuovo libro, tra dettagli e quadri d’assieme. Quei disegni che il lettore, che già ha avuto modo di conoscere le opere dell’architetto inglese, cerca con desiderio e senza riuscire ad essere appagato: è una sensazione strana, difficile anche da descrivere, ma mentre si sfoglia una pagina di un libro di Homes (e di questo libro fresco di stampa) si spera che quella successiva regali allo sguardo un disegno. È una gioia quando appare il bastione di via dei Pappagalli con il grande platano o la porta nelle mura che lascia vedere il profilo (amato da tutti) del centro storico. La gioia è interesse ed anche emozione, mentre lo sguardo passa dagli edifici o dalle strade (sempre prive di automobili, in una atmosfera da sogno e sospesa, senza tempo oltre che senza caos) al cielo, ora sfumato tra l’azzurro e il bianco, ora (come nella tavola che ritrae la città e le colline viste dalla Fortezza Santa Barbara) dominato da un avvolgente rosa.
Testo Giovanni Capecchi
Illustrazioni Bill Homes