Nel piccolissimo borgo Le Pozze, proprio sotto alla pieve di Valdibure, vengo accolta da un ragazzo gentile che mi accompagna in un minuscolo laboratorio dove tutto è intriso di un penetrante profumo di legno antico.
Alle pareti tantissimi strumenti da lavoro sono intervallati da oggetti di vita vissuta: un vecchio appendiabiti, fotografie d’epoca, disegni di bambini: “Questo è il laboratorio di mio nonno, o meglio lo era, faceva il falegname, ho lasciato tutto esattamente com’era, anche se ogni tanto uso qualcuno dei suoi attrezzi…”. Con queste parole è cominciato il mio viaggio con Samuele Piccoli nell’affascinante mondo della fotografia antica.
Samuele è un giovane artigiano che, dopo aver lavorato molti anni come dipendente, decide con grande coraggio di seguire la sua passione e provare a farla diventare un lavoro: la produzione di macchine fotografiche su modello ottocentesco.
“Ho cominciato come passatempo – racconta – ho osservato i fotografi che utilizzano questa tecnica, ho girato il mondo per imparare …”, è così che questo brillante artigiano ha iniziato la sua attività, che oggi rappresenta una delle eccellenze del nostro paese.
Piccoli si occupa di tutte le fasi di realizzazione delle sue macchine: dalla progettazione, che avviene tramite il disegno in 3D a computer, alla realizzazione dei pezzi, attraverso un pantografo a controllo numerico, fino all’assemblaggio delle varie parti. Con un suo marchio registrato (Stenopeika), realizza le macchine fotografiche rigorosamente a mano, contrassegnandole tutte con un numero di serie.
Sono essenzialmente tre i prodotti dell’artigiano pistoiese: due tipologie di fotocamere grande formato, la folding camera (o in italiano “campagnola”), e la tailboard (o fotocamera a base ribaltabile) e le piccole fotocamere stenopeiche. La tailboard in mostra nel laboratorio, è davvero impressionante per dimensioni (è progettata per lastre in vetro di formato 40×40 cm) si compone di due cornici in legno collegate da un soffietto e da una base ribaltabile. È presente anche una piccola folding o meglio campagnola, molto simile alla precedente anche se ripiegata è molto più facile da trasportare, per questo si usava, e si usa tutt’ora per andare a fotografare “in campagna”; infine ci sono le fotocamere stenopeiche, le più piccole e semplici della gamma, che, rispetto alle precedenti, non è dotata di lenti, ma di un minuscolo forellino (foro stenopeico) che permette il passaggio della luce.
Di non banale realizzazione è anche il procedimento di preparazione delle lastre fotografiche, che richiede competenze chimiche specifiche. La tecnica preferita da Piccoli, come lui stesso spiega, è quella del collodio umido, un antico procedimento fotografico che utilizza questa sostanza come legante per emulsioni fotosensibili, regalando una grandissima espressività, profondità e morbidezza all’immagine. Chiaramente, trattandosi di strumenti ottocenteschi, il tempo di posa è lunghissimo rispetto alla moderna fotografia digitale: si parla sempre di secondi di esposizione e non di frazioni come siamo abituati oggi. Questo però non sempre rappresenta uno svantaggio, i lunghi tempi di esposizione consentono di riappropriarsi di una modalità di osservazione lenta, oggi purtroppo perduta, che rende possibile cogliere e indagare i minimi dettagli di ciò che si sta osservando e fotografando.
Samuele Piccoli vanta diversi primati, primo tra tutti quello di produrre sia fotocamere stenopeiche che di grande formato coprendo praticamente tutti i formati dal 35 mm (il classico rullino) alle lastre 20×24” (50×60 cm), ma soprattutto l’unico al mondo a produrre anche obiettivi con il barilotto in legno. Ben due sono gli obiettivi che escono dal suo laboratorio, tutti caratterizzati da un raffinatissimo barilotto in legno.
Sicuramente stiamo parlando di una produzione di nicchia, ma che trova comunque ampio spazio tra rivenditori, privati, collezionisti o semplici amanti della fotografia. La maggiore richiesta viene dall’estero, dove Samuele dispensa consulenze e consigli, lavorando tra Boston, Los Angeles, Oslo, Bruxelles e Zurigo, ma anche a Roma non mancano gli amanti della fotografia antica.
I materiali di cui si compongono le macchine fotografiche sono ricercati e di altissima qualità; il cipresso è il legno preferito da Piccoli, per il suo intenso profumo e per le naturali proprietà anti tarlo che possiede. La stoffa dei soffietti viene prodotta appositamente da un’azienda di Prato e successivamente pazientemente piegata a mano nel laboratorio de Le Pozze.
Piccoli è anche un fotografo, chiaramente di fotografia antica. Realizza scatti davvero unici, utilizzando uno strumento antico su soggetti di grande attualità, attraverso un’idea quanto mai innovativa.
Lunghissimi i tempi di realizzazione di questi gioielli dell’artigianato, servono almeno tre mesi di lavoro per concludere una Tail board, racconta Piccoli mostrando i molti pezzi di cui un esemplare si compone; senza considerare che ogni cliente chiede sempre una finitura particolare, un colore specifico o una dedica speciale, ed ognuno è magistralmente accontentato dalle sapienti mani di un artigiano dalla grande maestria, che, nascosto nel silenzio di un piccolo borgo della campagna pistoiese, regala al mondo oggetti unici, dal valore inestimabile.
TESTO
Martina Meloni
FOTO
Nicolò Begliomini