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Il “sentire” e la bellezza.

UDITO E QUALITA’ DELLA VITA- ASPETTI DEL VIVERE QUOTIDIANO

il punto di vista di Gilberto Ballerini 

Invitato da un pubblicitario a scrivere sulla bellezza del sentire, ho pensato di cogliere l’occasione per cercare di riflettere su aspetti del vivere quotidiano che tutti conosciamo, ma che spesso rimangono sotto traccia.

Parlando di udito, dire che è bello sentire è un po’ come sostenere che l’acqua è bagnata.
Sentire è una funzione naturale di cui la maggior parte delle persone dispone dalla nascita e che esercitiamo ogni giorno per muoverci nel mondo e nella realtà che ci circonda. Il bello ed il brutto del sentire è riconducibile a situazioni di vita a cui avremmo voluto o non voluto partecipare. Quante volte ci troviamo a pensare: “Questa cosa avrei preferito non sentirla” oppure : “Mi ha detto una cosa bellissima!” o ancora: “Meglio essere sordi!” ed anche “E’ stata una conversazione molto piacevole”. Quante volte pensiamo: “L’armonia di questa musica mi manda in estasi!” o anche: “Accidenti a questo motorino smarmittato!” oppure: ”Quando sento il canto degli uccellini, mi riconcilio con il mondo!”:

Così come quando piove e non abbiamo l’ombrello, preferiremmo che l’acqua fosse asciutta.
Nonostante la bellezza possa esprimersi al di là delle ragioni del nostro essere umani, consideriamo bello tutto ciò che appaga le nostre esigenze.
Se ci siamo abituati a pensare che sia bello ciò che funziona, perché non pensare che sia antiestetico farsi ripetere le parole o non avvertire la presenza di tutti i suoni che ci circondano?
La domanda, apparentemente banale, suscita interrogativi importanti.
In che misura sentiamo il bisogno di soddisfare la nostra naturale esigenza di comunicare meglio nelle varie situazioni del vissuto quotidiano e quanto invece lo facciamo per rispondere ad un idea di funzionalità imposta da un modello consumistico di cui la tecnologia è sempre più parte integrante?

 

Da sempre l’uomo ha cercato di aiutarsi con l’ingegno per soddisfare i propri bisogni ed i propri desideri. Dalla scoperta del fuoco e quella della ruota sono passati millenni e l’uomo ha oggi l’opportunità di confrontarsi con una tecnologia che gli consente di soddisfare bisogni sempre più evoluti. Quello di sentire è certamente un bisogno primario: molti animali, come l’uomo, percepiscono sé stessi nello spazio circostante grazie all’udito. L’evoluzione del sentire per l’uomo ha molto a che fare con la cultura e con gli stili comunicativi. Senza pensare di dover essere efficienti per rispondere a bisogni indotti dalle società in cui viviamo, non possiamo fare a meno di relazionarsi con gli altri per godere di quella reciprocità che ci consente di partecipare al progetto umano. Anche nelle difficoltà che molto spesso si presentano. La comunicazione, è vero, non si stabilisce soltanto per mezzo dell’udito, ma per condividere momenti importanti della vita quotidiana senza condizionare l’altro, una buona sensibilità uditiva diventa un presupposto fondamentale.

Come sempre è accaduto nella storia dell’uomo, i bisogni e la tecnologia sono sempre andati di pari passo (talvolta purtroppo con esiti non desiderati dai più), ed oggi quando parliamo di soluzioni evolute per sentire, alludiamo sia ai notevoli progressi tecnologici che alle necessità di comunicazione che sono molto cambiate negli ultimi anni in funzione della cultura.

Come spesso accade osservando il bosco, dimentichiamo però di vedere l’albero.
Viviamo tempi in cui siamo sollecitati ad elaborare un numero sempre più grande di informazioni ed argomentando per processi, rischiamo di perdere di vista l’attore principale del vivere quotidiano: la persona. Come si può non provare stupore di fronte alla sua capacità di autonomia di funzionamento e alla sua fragilità?
Nel nostro caso, come si può non riconoscere la naturale complessità, con cui il sistema uditivo ci offre la possibilità di interagire al meglio con tutto ciò che ci circonda?

E come non gratificarsi del fatto che oggi possiamo rimediare ad una sua più o meno naturale diminuzione di sensibilità?
Certo, è necessario confrontarsi responsabilmente con gli aspetti economici, ma, pur nella difficoltà, sempre più persone possono accedere oggi a questo tipo di aiuto (grazie sia all’importante contributo che il nostro Servizio Sanitario riconosce agli aventi diritto, che alla considerevole gamma di prodotti disponibili con la possibilità di rateizzare la spesa).
Ognuno con i suoi tempi, con i suoi modi, con le sue disponibilità, può decidere di confrontarsi con l’idea di accettare il fatto di sentire meno per intraprendere poi una relazione di aiuto con un operatore di fiducia che lo accompagni verso il miglior udito.
Nella comunicazione, si sa, le occasioni di incomprensione, di fraintendimento sono sempre in agguato, ma cercando di attivarsi responsabilmente nei confronti delle persone e degli obiettivi che si vogliono (e possono) raggiungere, oggi si può realisticamente pensare di migliorare sensibilmente la nostra qualità di vita.
Si tratta qui di prestare la massima attenzione all’albero (la persona) senza mai perdere di vista il bosco (tutto ciò che abbiamo imparato e che sappiamo essere importante per la comunità).

Qualcuno ha detto che quando la realtà va oltre l’immaginazione, l’informazione diventa cinema.
Se l’informazione deve essere un film, gli attori non potranno fare a meno di confrontarsi con i bisogni reali dell’albero nella consapevolezza che la sua salute è anche quella del bosco.

Facile a dirsi, certo, ma…non è anche questa bellezza?

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