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Gioielli floreali

Camminare nella macchia mediterranea, avvolti dai profumi del mirto e dell’elicriso, ad oltre cinquanta chilometri dal mare: non sono molti in Toscana i luoghi che offrono una simile opportunità, ed uno si trova proprio nella parte pistoiese del Montalbano.

Il Colle di Monsummano costituisce nel sistema collinare un ambiente unico, ma al tempo stesso alla portata di tutti, grazie ad un percorso ben segnalato che dalla zona dello stabilimento termale di Grotta Giusti sale fino alla rocca medievale.

Armati di scarponcini da trekking, si può partire alla scoperta del Colle lungo il “sentiero geologico” che costeggia le grandi cave; abbandonate da qualche decennio, hanno profondamente trasformato il paesaggio creando ambienti rocciosi di grande estensione.

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Le cave e la macchia mediterranea (foto Enrico Zarri); Anacamptis x gennari.

La parte del Colle esposta a sud è ricoperta da una lussureggiante macchia mediterranea, dominata da arbusti sempreverdi come il Mirto, il Laurotino, l’Alaterno e la Fillirèa, fra i quali in primavera spiccano le candide fioriture del cisto e delle rose selvatiche. Le aree più aperte ospitano anche le orchidee spontanee che costituiscono la peculiarità botanica del Colle di Monsummano: nel corso dell’anno si osservano almeno 25 specie diverse, una varietà che attira qui fotografi ed appassionati non solo locali.

Anche se non raggiungono le dimensioni delle ben più note orchidee tropicali, quanto a bellezza le specie nostrane non hanno niente da invidiare alle cugine esotiche: sono gioielli in miniatura, che si apprezzano inginocchiandosi alla loro altezza. Il fascino delle orchidee spontanee non deriva solo dalle notevoli qualità estetiche, o dall’aspetto a volte bizzarro di alcune di esse, ma anche dalla particolare ecologia e biologia di queste piante, fra le più evolute del regno vegetale.

Quelli che per noi umani sono fiori coloratissimi e dalle forme insolite, rappresentano uno spot promozionale e al tempo stesso una pista di atterraggio per gli insetti, ai quali le orchidee si affidano in maniera indissolubile per l’impollinazione. Fin qui niente di straordinario, dato che molti altri fiori sottolineano in questo modo la fornitura del nettare zuccherino, ma alcune orchidee nel corso dell’evoluzione si sono spinte verso forme di pubblicità decisamente ingannevoli. Nelle ofridi (genere Ophrys) il fiore è privo di nettare ma si è trasformato dotandosi di macchie, arrotondamenti e pelosità che imitano alla perfezione l’aspetto, e spesso anche gli odori (i cosiddetti “feromoni”), delle femmine di alcuni insetti come le vespe, i bombi e le api selvatiche. I maschi, ingannati dal proprio istinto, tentano un approccio con quello che credono un possibile partner e se ne ripartono ignari con un carico di polline da trasportare fino al prossimo fiore.

Come si può facilmente comprendere, le orchidee rappresentano nel mondo vegetale un esempio di notevole specializzazione, e proprio per questo sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti ambientali; alcune specie stanno diventando molto rare, altre sembrano più comuni, ma lo sono magari solo a livello locale, per cui è sempre buona norma evitarne la raccolta, riportando a casa una bella immagine fotografica invece di un fiore che comunque appassirebbe nel giro di poche ore.

Rapiti da questi piccoli prodigi della natura, ci siamo attardati all’inizio del percorso, ma resta ancora molto cammino da fare, e la passeggiata offrirà altri spunti notevoli fra storia e natura: gli uccelli della macchia e degli ambienti rocciosi, gli aspetti geologici illustrati nel percorso tematico dedicato, i resti archeologici nell’antico borgo di Monsummano Alto.

Arrivati sulla cima del Colle, la fatica è ripagata da una visuale unica sul Padule di Fucecchio, sui castelli della Valdinievole e sul Monte Pisano; nelle giornate più limpide lo sguardo arriva fino alle colline livornesi, alle balze di Volterra e alle torri di San Gimignano. Provare per credere.

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