Un libro e l’esposizione che ne segue organicamente i capitoli.
La Mostra di Bianco e Nero inaugurata a Pistoia presso il Cinema Edison di via Carducci nel 1913 e dedicata al disegno, all’incisione calcografica e xilografica è stata il riferimento e l’incipit per il libro della Collana Spicchi di Storia voluto dalla Fondazione Banca di Pistoia e Vignole. Inoltre, la Fondazione ha inteso celebrare il centenario di quell’evento – così importante per le successive vicende artistiche pistoiesi – con la mostra presente nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale, che sinteticamente tenta di “riepilogare” gli argomenti e i capitoli della pubblicazione.
“Pistoia. L’anima del luogo” a 100 anni dalla “Mostra di Bianco e Nero”, è titolo del libro e l’esposizione segue organicamente i capitoli presenti nella edizione. I dipinti, le incisioni, le riviste e le pubblicazioni che si presentano, sono un corollario solamente parziale ma sufficiente, confidiamo, a restituire i criteri che sono alla radice del progetto sia del libro quanto della mostra che li rende “tangibili” con esperienze artistiche oculatamente selezionate.
L’apparato espositivo – quanto la pubblicazione – copre un periodo che va dagli anni ’10 ai ’50. Si può dire che quest’arco di tempo sia stato fondamentale per qualificare la nostra cultura artistica e le personalità che la promossero. E’ stato, infatti, proprio in quegli anni ’10 l’inizio “folgorante” che consentì nei successivi anni ’20 e ’30 di porre all’attenzione della critica nazionale quanto in arte, a Pistoia, si andava realizzando. A seguire, tra gli anni ’40 e ’50, una nuova schiera di protagonisti, “figli putativi” degli autori precedenti proseguirono la lezione acquisita innervandola di stilemi senz’altro nuovi – i tempi esigevano risposte diverse – però, conservando sempre uno stretto legame con la tradizione e, soprattutto, mantenendosi fedeli nell’interpretare, con le loro opere, i luoghi e il vissuto della città e della campagna, come era avvenuto per i maestri che ne avevano fornito l’esempio.
Al termine degli anni ’50, ancora nuove generazioni passeranno alla “storia” del fare artistico proseguendo o rompendo, con gli esiti dell’eredità culturale della nostra città e altre ancora si sono succedute fino ad oggi.
A testimonianza di cosa? Che Pistoia è un luogo in cui, a partire dai primi del secolo scorso e senza soluzione di continuità, ha consentito a numerosi artisti di farsi interpreti dell’humus locale: fisico, storico, culturale e politico. Pistoia ha proprio nel suo DNA, come imprinting, quel patrimonio genetico tipico di ogni localismo qualificato al quale si riconoscono ben definite proprietà espressive e creative “dovute”, per l’appunto, all’anima del luogo e quindi, alle sue caratteristiche morfologiche, alle testimonianze architettoniche e artistiche, agli eventi storico/politici, alle continue esperienze inerenti alla ricorrente operosità espositiva, quanto alla pubblicistica letteraria e d’arte, fino alle peculiarità temperamentali di molti dei protagonisti eccellenti che sono rimasti radicati alla città e per questo, non si sono trasferiti altrove.
In un periodo come quello attuale, in cui regnano l’instabilità dell’eclettismo, la cultura globalizzata e il relativismo storico, un libro e una mostra di tal genere, possono sollecitare riflessioni importanti e contribuire alla “rivisitazione” del passato con altra consapevolezza e coscienza.
TESTO
Siliano Simoncini
FOTO TRATTE DAL VOLUME “Pistoia. L’anima del luogo” (Settegiorni Editore)