Arte, architettura e natura nel luogo simbolo di Montecatini.
Quest’acqua scioglie mirabilmente il ventre e provoca il vomito; apre le oppilazioni soprattutto dei reni e scioglie talvolta i calcoli […]. Vidi alcuni bere perfino un barile di quest’acqua e poi espellerla limpidissima». Parola di Ugolino da Montecatini, medico toscano, che già nel 1417 nel suo Tractatus de Balneis descriveva le sorprendenti virtù curative delle acque termali di Montecatini.
Oggi, a distanza di sei secoli, allo stesso modo curanti e turisti da tutto il mondo continuano a trarre beneficio dalle cure idropiniche della città termale. Fu proprio la presenza e la qualità dell’acqua curativa a convincere il sovrano illuminato Pietro Leopoldo, sul finire del XVIII secolo, a fondare la moderna ville d’eaux toscana, una città progettata attorno alla presenza degli edifici termali. L’inscindibile legame fra le sorgenti termali, la flora, l’architettura e l’arte è sapientemente creato per infondere un benessere dello spirito e del corpo.
Un concetto antico, ancora attuale, che negli anni Venti del Novecento spinse la città di Montecatini verso un aggiornamento delle architetture termali e degli spazi adibiti al lieto soggiorno dei curanti, sempre più numerosi e facoltosi. Il notevole risultato è ancora oggi tangibile, soprattutto guardando al simbolo della città, lo stabilimento termale Tettuccio.
La monumentalità del complesso architettonico e dell’ambiente naturale circostante, valorizza l’eredità culturale proveniente da secoli di storia e tradizione, attraverso quei linguaggi architettonici tipici delle antiche terme romane.
Una sensibilità che possiamo riscontrare nell’opera di Ugo Giovannozzi, architetto che si occupò fra il 1923 e il 1927 dell’ampliamento del Tettuccio, preservando l’originaria facciata settecentesca di Gaspare Maria Paoletti per ricollocarla nell’ala ovest dello stabilimento. La nuova e odierna facies poteva così invitare il curante a riflettere sui significati rappresentati dal gruppo scultoreo collocato sul registro superiore della facciata: la Sorgente, la Salute, l’Igiene e la Medicina. All’interno del Tettuccio sono di nuovo presenti riferimenti all’impianto architettonico e decorativo delle terme romane, attraverso maestosi colonnati, timpani e rotonde che introducono il curante nell’inaspettata dimensione del beneficio visivo e intellettivo.
Fontane e vasche richiamano la presenza della sorgente, idealmente rappresentata su lastra di vetro policromo, nel soffitto del colonnato semicircolare che si trova all’ingresso dello stabilimento. Di colore azzurro vivo, la fonte fuoriesce vigorosa dal terreno, sotto quella tettoia rossa che un tempo era definita “tettuccio” (piccolo tetto). Fra le numerose fonti troviamo L’airone e la rana di Raffaello Romanelli dinanzi allo stabilimento Regina e la Fonte del Tettuccio di Sirio Tofanari, dove animali acquatici interagiscono fra loro con singolari giochi acqua. Gli ambienti interni, come da tradizione, ospitano servizi quali le poste e grandiosi locali: qui trovano ubicazione i negozi, le gallerie d’arte, le sale per eventi culturali e tranquilli luoghi che conciliano la lettura. Ecco allora che nel Salone del caffè troviamo putti volanti, allegorie della gioia e della poesia, dipinti dalla mano di Giulio Bargellini, mentre sulle pareti si ammirano i paesaggi toscani della pittrice Maria Biseo. Suscita stupore la sala con struttura alberiforme realizzata dall’architetto Paolo Portoghesi (1989), dove gli elementi portanti in legno lamellare prendono la straordinaria forma di alberi che sorreggono il soffitto in vetro.
Attraversando il grande cortile interno si nota l’iscrizione Il suon che di dolcezza i sensi lega, posta a omaggio di Petrarca nel fregio del Tempietto della Musica, perfetta per unire parole e arti musicali. Queste sono rappresentate da Ezio Giovannozzi nelle pitture murali della cupola, ricoperta a sua volta da meravigliose scaglie di maiolica della Manifattura di Borgo San Lorenzo di Galileo Chini.
La continuità fra spazi aperti e chiusi conduce il visitatore attraverso il tessuto narrativo artistico, con dipinti e sculture che alludono o rimandano alla pratica della cura termale. La straordinaria scenografia allestita da Basilio Cascella nella Galleria di mescita delle acque, si rivela feconda di significati pedagogici, trasmessi attraverso sette pannelli ceramici fra paraste di travertino, sapientemente collocati dietro i banchi di distribuzione delle acque (Tettuccio, Regina, Rinfresco, Leopoldina). Le scene illustrano il legame concettuale fra l’acqua e le varie fasi della vita (Infanzia, Adolescenza, Maturità, Vecchiaia), mentre al centro della galleria troviamo la Bellezza, la Fonte e la Forza. Qui è finalmente svelato il segreto della sorgente termale, fonte di vita e benessere.
TESTO
Emanuel Carfora
FOTO
Nicolò Begliomini