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Salire e ancora salire

Dal centro di Pistoia agli alberi centenari di Abetone: il 29 giugno la trentanovesima edizione dell’ultramaratona.

È il 20 ottobre 1968. Artidoro Berti, pistoiese di nascita e passato da grande maratoneta, decide – all’età di 48 anni – di correre in solitaria gli oltre 50 km che separano la città di Pistoia da Abetone. Non lo spaventa la salita impervia e massacrante di Le Piastre né i tornanti abetonesi: vestito di una semplice tuta azzurrina e con un berretto di lana a strisce, con il suo passo breve e nervoso, Artidoro copre la distanza in poco più di 5 ore. Ad attenderlo in Piazza Piramidi ad Abetone un altro grande campione olimpionico, il “falco di Oslo” Zeno Colò, che appende al collo del coetaneo atleta pistoiese una medaglia a ricordo della storica impresa.

Fu appunto questa scalata, “coraggiosa e unica” a detta di molti, che inaugurò la Pistoia-Abetone come la conosciamo oggi. Un’eredità che toccò alla Atletica Silvano Fedi recuperare otto anni dopo, il 18 luglio 1976, quando la corsa solitaria di Artidoro fu trasformata in una gara vera e propria, una competitiva, destinata a diventare di lì a breve UltraMarathon di livello internazionale.

Questa la storia. Ma oggi, a quasi 40 anni dalla sua prima edizione, in che cosa consiste la specificità della Pistoia Abetone, il motivo del suo particolare fascino? I giudizi degli atleti sono concordi: unica perché la più difficile e impegnativa, indimenticabile per l’atipicità del percorso, che presenta solo 5 km di falsopiano per poi passare ad un alternarsi mozzafiato di salite (ben 31 km) e discese. Uno per tutti il commento di Sergio Pozzi, vincitore di ben 3 edizioni e detentore di un record durato 25 anni: “La prova è una di quelle per uomini veri” . Eppure questa eccezionalità del livello agonistico non spiega da sola le ragioni di un successo tanto ampio e corale. Perché i numeri della Pistoia Abetone sono eloquenti: arrivata alla sua 39esima edizione il prossimo 29 giugno, essa segna il record assoluto di iscritti nel 2013 con 1717 atleti partenti e 23 nazioni estere rappresentate. Accanto alla gara principale essa offre “manifestazioni dentro la manifestazione”: un traguardo competitivo intermedio Pistoia-S.Marcello di 30 km, 2 percorsi non competitivi (Pistoia-Le Piastre di 14km; Fitwalking S. Marcello-Abetone di 20 km); il cosiddetto Quarto traguardo, tappa di 3 km da Le Regine ad Abetone dedicata ai portatori di handicap; una traversata notturna dal Rifugio di Portafranca ad Abetone. E poi i trofei da assegnare (4 memorial e 3 campionati nazionali tra cui gran fondo e ultramaratona in salita), gli eventi collaterali tra cui il convegno internazionale sulle ultramaratone e un centro espositivo.

Ecco, forse, che l’ unicità della Pistoia Abetone risiede anche in questa sua costante ricerca di rappresentare qualcosa di più e di altro rispetto alla semplice gara podistica. Essa è un “progetto di sport” che la società organizzatrice, la ASCD Silvano Fedi, ha concepito come totalizzante perché inclusivo di altri settori come cultura, turismo, welfare e che, con prospettiva illuminata, ha coltivato e fatto crescere nel corso degli anni, cercando un confronto stringente con il territorio che la ospita. Molti i partners pubblici e privati riuniti in un Comitato Promotore con a capo la Provincia di Pistoia .

Tutto questo con un’unica finalità. Dall’austera Piazza Duomo agli alberi centenari di Abetone, attraverso la stupenda Vallata del Reno per poi arrivare a Piazza Piramidi, tutto deve diventare, e diventa, esperienza emotiva per chi corre questi 50 km infiniti: le bellezze artistiche, i colori del pubblico lungo la strada, la suggestività del paesaggio naturale, la storia che si affaccia con le vecchie fabbriche, i borghi, le ghiacciaie di inizio secolo… E poi, sopra ogni cosa, i trecento ragazzi che partecipano al Quarto Traguardo. Sono loro che da 11 anni precedono di qualche minuto gli atleti e che, con le loro carrozzine, tagliano per primi il traguardo della corsa più dura del mondo.

www.pistoia-abetone.net

 

TESTO

Simona Pallini

FOTO

Massimo Carradori

 

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