Sei itinerari, distinti per colori, per conoscere le bellezze della Montagna Pistoiese
ITINERARIO DEL GHIACCIO – Azzurro
Si estende da Le Piastre a Pracchia, lungo la Valle del Reno, ed ha i suoi punti notevoli nella Ghiacciaia della Madonnina, una insolita struttura a tronco di cono, con tetto in paglia: rappresenta il luogo del lavoro dell’itinerario azzurro, mentre l’attività di studio e di documentazione si svolge nel Polo didattico ed espositivo del ghiaccio, in Via della Noce a Pracchia, che conserva attrezzi e documenti d’epoca.
Un facile percorso trekking da poco completato (2015), di ca. 9 km. nel bosco, collega la Ghiacciaia stessa con l’Itinerario del Ferro a Pontepetri. Dalla fine del ‘700 agli inizi del ‘900 nell’Alta valle del Reno si producevano migliaia di tonnellate di ghiaccio utilizzando l’acqua del fiume, il freddo dell’inverno e un ingegnoso sistema di canali e laghi artificiali. In inverno i ghiacciaioli deviavano l’acqua del Reno nei “laghi”, ampie zone pianeggianti ricavate artificialmente nella vallata; nella notte la temperatura particolarmente rigida (la Valle del Reno è aperta ai venti del nord) formava uno spesso strato di ghiaccio sopra il lago, ghiaccio che durante il giorno successivo veniva spaccato in lastre più o meno regolari; queste zattere di ghiaccio venivano spinte sull’acqua fino alla Ghiacciaia, ampio contenitore rudimentale ma molto efficiente per la tenuta termica, e lì immagazzinate per essere poi vendute durante l’estate successiva nelle principali città della Toscana e del Lazio. Alla produzione di ghiaccio lavoravano uomini, donne e bambini, con compiti diversificati, in un ambiente ostile per il grande freddo e la fatica. Il premio più ambito dai bambini che svolgevano con cura il proprio lavoro era quello di poter andare a scuola il giorno successivo…
ITINERARIO DEL FERRO – Rosso
Ha i propri centri di interesse nel Comune di San Marcello P.se: a Maresca, con la storica Ferriera Papini, risalente al sec. XV; a Pontepetri, con il Museo del Ferro, il giardino didattico e il Percorso Trekking del ferro, con area picnic; a Mammiano con il Ponte Sospeso. Nel XVI secolo la Montagna pistoiese era una zona ricca di energia naturale, ovvero di acqua e di legname, che garantivano forza motrice e combustibile per la lavorazione del ferro: per questo motivo Cosimo I de’ Medici nel 1543 aveva deciso di collocare in questa parte di Appennino una importante attività siderurgica a servizio dello stato mediceo; il minerale, estratto sull’Isola d’Elba, giungeva qui attraverso un lungo viaggio, per essere trasformato e lavorato dalle ferriere della zona. L’Ecomuseo ripropone questa affascinante storia, con l’itinerario rosso; ne fanno parte: – la Ferriera di Maresca, citata come già funzionante nel 1543 in una lettera dello stesso Cosimo I, è forse la più antica ferriera toscana ancora esistente, oggi (2016) restaurata e visitabile; il Punto informativo d’area del ferro, il Giardino didattico, e l’Itinerario trekking, allestiti a Pontepetri, dove sono stati ricostruiti un maglio, una ruota verticale ed una ruota da molino, messi in moto dall’acqua del fiume, incanalata lungo un bel percorso naturalistico, attrezzato anche con area pic nic.
Un altro suggestivo esempio di architettura legata alla produzione siderurgica di inizio ‘900 è il Ponte Sospeso di Mammiano, una struttura in cavi di acciaio che con i suoi 211,5 metri di luce libera e un’altezza massima di 36 metri sull’alveo del fiume costituisce uno dei ponti pedonali più lunghi al mondo. Il ponte, progettato dall’ing. Vincenzo Douglas Scotti, fu inaugurato nel 1923 per consentire ai residenti in riva destra della Lima di recarsi agevolmente al lavoro nelle fabbriche SMI di Mammiano Basso. Il suo attraversamento è tutt’oggi una prova di coraggio: 200 metri di adrenalina!
I punti di attrazione degli itinerari Azzurro e Rosso
ITINERARIO DELL’ARTE SACRA – Viola
Ha il suo centro a Popiglio (Comune di Piteglio) nel Museo d’Arte Sacra ospitato nella Pieve di Santa Maria Assunta e nella prospiciente Compagnia del SS. Sacramento; nel Polo didattico dell’Arte Sacra, in Via delle Corti, e nell’itinerario devozionale delle Verginine, che conduce al Ponte di Castruccio, sulla Lima.
Ci informa il Pievano Girolamo Magni, nel suo “libbro dei ricordi” (1549-1601) che la Pieve di Popiglio (Comune di Piteglio) viene arricchita nel corso del secolo di preziose opere d’arte, donate come ex voto da una famiglia di popigliesi residenti a Roma, i Vannini. Grazie a loro la Pieve di Santa Maria Assunta di Popiglio (Piazza della Chiesa) espone oggi nel Museo diocesano d’Arte Sacra rari esempi di barocco romano.
Nella prospiciente Compagnia del SS. Sacramento sono esposti paramenti e arredi sacri risalenti anche al sec. XVI, provenienti dalle chiese della Montagna pistoiese.
Dalla piazza della chiesa un percorso lastricato porta al Polo didattico del museo (ricavato in un edificio storico che ospita anche il Teatro “Mascagni”) dove si possono svolgere varie attività manuali, come quella della tessitura. Proseguendo nel percorso, si scende rapidamente lungo una antica via medievale che collegava Pistoia con Lucca, fino ad arrivare al Ponte di Castruccio, sul torrente Lima, poderoso ponte a schiena d’asino fatto costruire dal condottiero lucchese Castruccio Castracani (1281-1328); ai piedi del ponte due antiche dogane trasformate in agriturismo potranno ristorare i moderni avventori.
ITINERARIO DELLA VITA QUOTIDIANA – Giallo
Rivoreta, piccola frazione del Comune di Cutigliano, ospita varie strutture dell’Itinerario della vita quotidiana: il Museo della Gente dell’Appennino pistoiese con il laboratorio del giocattolo; il laboratorio della lana.
Orsigna, la frazione più montana del Comune di Pistoia, completa l’itinerario giallo con il Mulino di Giamba, che ancora macina a pietra, il Seccatoio per le castagne; la Capanna del Carbonaro, la Carbonaia didattica.
A Rivoreta, l’Associazione Museo della Gente dell’Appennino pistoiese propone un viaggio nella vita di questo territorio dal passato ai giorni nostri, con l’omonimo museo. Lo fa in modo nuovo, suscitando emozioni e usando più linguaggi: oggetti di lavoro e della vita quotidiana, immagini, suoni, storie, prove per il visitatore.
All’interno del museo è allestito il Laboratorio del giocattolo, che invita il visitatore a sperimentare la propria fantasia e la propria manualità, costruendo direttamente, e con materiali poveri, semplici giocattoli. In un edificio limitrofo al Museo è stato restaurato un seccatoio, ora allestito per dimostrare dal vivo le tecniche di filatura e tessitura della lana.
Nella Valle di Orsigna la Cooperativa Val d’Orsigna ha ristrutturato e reso attivi vari edifici con cui trasforma i frutti del bosco: un metato, per seccare le castagne e un molino, il Molino di Giamba, a due palmenti, andante ad acqua, costruito nel 1820 e recentemente restaurato. Nei castagneti vicini si sperimentano nuove tecniche di coltivazione e trasformazione della castagna.
Sempre in Val d’Orsigna è stata ripristinata a scopi didattici l’antica “Via del carbone”, dove una carbonara didattica mostra come si trasforma la legna in carbone; e dove si può sperimentare la “vita tremenda vita tribolata” dei carbonari, coricandosi sulla rapazzòla, un letto di frasche dentro la tipica capanna, con il tetto coperto da zolle di terra.
La chiesa di Popiglio ed il centro di Rivoreta
ITINERARIO NATURALISTICO – Verde
Ha il suo fulcro nel comune di Abetone, con l’Orto Botanico Forestale e il Polo didattico di Fontana Vaccaia. Più a valle, a Gavinana, nel Comune di San Marcello P.se, è invece visitabile il Museo Naturalistico Archeologico dell’Appennino pistoiese.
L’Orto Botanico Forestale dell’Abetone (nell’alta Val Sestaione), è ufficialmente aperto al pubblico dal 1987. L’area dell’Orto comprende per 3/4 una zona a bosco costituita dalla foresta originale appenninica, mentre la parte restante è occupata da un piccolo giardino roccioso e da un laghetto. Collocato ad una quota fra i 1270 e i 1300 metri s.l.m., è gestito con la collaborazione delle Università toscane di Firenze, Pisa e Siena, del Corpo Forestale dello Stato. Visitabile da metà giugno a metà settembre, conserva specie tipiche della catena alpina, che trovano in quest’area il loro limite meridionale di diffusione spontanea. Il Polo didattico di Fontana Vaccaia con i suoi apparati scientifici, documentari e di ricerca, completa la visita all’Orto.
A Gavinana, il Museo naturalistico archeologico dell’Appennino Pistoiese, un centro di documentazione che illustra in sintesi la storia della presenza umana nella zona montana e propone suggestive ricostruzioni di ambienti naturali. Scoprirete inoltre reperti preistorici e geopaleontologici dell’Appennino Nord-Occidentale, fra cui uno scheletro di orso delle caverne.
ITINERARIO DELLA PIETRA – Grigio
Nel Comune di Sambuca Pistoiese la Via Francesca della Sambuca (da Pavana a Sambuca Castello), il Bivacco dell’Ecomuseo e l’aula didattica nella locanda del Castello di Sambuca sono i punti salienti di questo itinerario, che propone una immersione nel medioevo.
Oltre che un itinerario fisico, è infatti un percorso temporale, a ritroso nella storia della montagna, perché porta il visitatore a camminare lungo il tracciato medievale della via Francesca della Sambuca, una delle varianti della via Francigena, che collegava il nord con il centro Italia. Si parte da Pàvana, e si attraversano borghi immersi nel verde dei boschi, dove molte vecchie abitazioni riportano sulla facciata spaventevoli mascheroni scolpiti in pietra; queste figure con funzione apotropaica richiamano l’antico mestiere dello scalpellino, insegnato agli abitanti del posto dai Maestri comacini, maestranze edili lombarde organizzate in corporazione, che emigravano a nord e sud in cerca di lavoro, e che hanno diffuso in maniera capillare nel medioevo lo stile romanico lombardo. Si prosegue poi a piedi verso Sambuca Castello, nel silenzio più assoluto, fino a giungere al borgo e alla Rocca di Selvaggia Vergiolesi, famosa per essere stata la musa ispiratrice di Cino da Pistoia. Sambuca Castello conserva intatto l’impianto urbanistico medievale, non è percorribile in auto e si presta perfettamente a riproporre attività di gioco e studio legate a questo periodo storico. Si segnala inoltre, nella foresta Naturale Biogenetica dell’Acquerino un sito archeologico, riportato in luce dall’Ecomuseo in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica, il Corpo forestale dello Stato ed il Comune di Sambuca pistoiese; l’insediamento pare corrispondere al villaggio altomedievale di Glozano, nato sulla strada che conduceva alla Badia a Taona.
L’Orto Botanico di Abetone ed un camminamento della Via Francesca