L’arazzo millefiori di Pistoia detto “dell’Adorazione”, in lana e seta, di dimensioni considerevoli (267 x 790 cm), è una delle opere d’arte più importanti della città e raffigura un raffinato giardino fiorito popolato anche da animali selvatici e fantastici, come l’unicorno.
Il manufatto, di proprietà della Cattedrale di Pistoia e dal 2016 esposto nel Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi, è in questo momento allestito in una delle sale più rappresentative della mostra”Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte: Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri” in corso alle Scuderie del Quirinale fino al 4 febbraio 2024.
L’arazzo di Pistoia, straordinario per integrità, rarità e dimensioni, costituisce il più grande esemplare al mondo della tipologia ‘millefiori’ giunto sino a noi e si distingue per l’assenza di elementi araldici o narrativi: piante e fiori sono infatti i soli protagonisti della raffigurazione e compongono un rigoglioso prato, popolato da animali, che evoca il giardino paradisiaco dell’Eden.
Contro il fondo blu si stagliano oltre duecento cespi arricchiti da fiori variopinti, racchiusi sui lati da un fregio di margherite, violette e tralci d’uva.
Sono circa quaranta le piante raffigurate, più della metà realmente esistenti, tra cui spiccano tre cespugli di rose rosse, interpretati come allusione alla Vergine, attorno ai quali si trovano un mammifero, forse un cane, un grifo e un unicorno, che spesso simboleggiava Cristo.
L’arazzo presenta un ordito in lana non tinta, coperto dall’intreccio delle trame colorate in lana e in seta chiara che definiscono il disegno. La seta è impiegata per le venature delle foglie, le lumeggiature dei petali e i pistilli.
La sua storia è ancora in parte avvolta dal mistero. Lo stile suggerisce che sia stato realizzato nella prima metà del Cinquecento nelle Fiandre, probabilmente dalla città di Enghien, dove si sviluppò precocemente la produzione di arazzi millefiori.
L’installazione è un progetto di Fondazione Pistoia Musei e Fondazione Caript ideato e realizzato in collaborazione con il collettivo artistico camerAnebbia, curato nei suoi contenuti scientifici da Annamaria Iacuzzi e Cristina Taddei, conservatrici di Fondazione Pistoia Musei, e Gaia Ravalli, storica dell’arte della Scuola Normale Superiore di Pisa con la supervisione di Monica Preti, direttrice di Fondazione Pistoia Musei.
All’interno della sala dell’Antico Palazzo dei Vescovi, il visitatore può interagire con un tavolo touchscreen, attraverso il quale può esplorare i contenuti multimediali, arricchiti da un apparato testuale che ne approfondisce le tematiche, i soggetti rappresentati, i segreti della storia e della fabbricazione dell’arazzo.
In contemporanea e in sincrono con la navigazione, sulla parete si attiva una proiezione di grande dimensione, che ripropone l’immagine su cui l’utente sta intervenendo, teatralizzando e spettacolarizzando sia gli elementi estetici che la dinamica interattiva. Il giardino incantato propone un viaggio sempre diverso a seconda degli argomenti scelti: una esperienza creativa e immaginifica di alto coinvolgimento che rinnova il valore di questo favoloso manufatto.
Si può quindi intraprendere un duplice viaggio: da una parte, esplorare l’arazzo liberamente, andando a cercarne i minimi dettagli, dall’altra viaggiare attraverso la flora e la fauna in esso rappresentata da un punto di vista inusuale e innovativo.
Al termine della rassegna romana dedicata a Italo Calvino, con il rientro dell’arazzo nella sala del Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi l’opera digitale potrà essere condivisa con enti, istituti e scuole, per promuovere la conoscenza dell’opera e del museo, offrendo nuove opportunità educative e culturali.