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Una esposizione di incisioni realizzate da Pablo Picasso e Massimo Campigli accompagna l’ultima edizione della Biennale di Incisione Città di Monsummano Terme.

Il fortunato connubio tra la città di Monsummano Terme e l’arte incisoria ha origini lontane: risale infatti al 1993 la prima mostra che segna l’inizio di una attenta indagine sulla stampa d’arte e sulla storia e la metodologia delle tecniche grafiche più diffuse nei secoli.

Nel 1993 viene inaugurata al Museo di arte contemporanea e del Novecento – Mac,n la prima esposizione sull’incisione intitolata “L’immagine del segno 1940-1990: Cinquanta anni di incisione nella Storia dell’Accademia di Belle Arti di Firenze” che vede, tra il 1996 e il 1998, altri tre eventi espositivi col medesimo tema, nei quali sono messe a confronto le opere storiche delle più antiche e note accademie italiane: Firenze-Venezia, Napoli- Torino, Roma-Palermo.

L’anno successivo si forma, sulle consolidate fondamenta delle mostre precedenti, il progetto di valorizzare le opere dei giovani incisori, iscritti ad accademie italiane, affiancandoli a due maestri, uno italiano e l’altro straniero, che mostrino, attraverso la loro esperienza, il valore di questa forma d’arte nei secoli, amata, ma anche molto discriminata per la sua riproducibilità in multipli.

Nasce così nel 1999 il I Premio Internazionale Biennale d’Incisione Città di Monsummano Terme che ogni due anni viene riproposto con grande soddisfazione per il successo che riscuote da parte dei giovani studenti, futuri artisti, delle accademie, pronti a mettersi in gioco in un concorso che può offrire una seria opportunità per iniziare a costruirsi un dignitoso curriculum: oltre alla possibilità di vincere un premio in denaro anche quella, qualora siano selezionati dal comitato che deve scegliere tra un folto numero di partecipanti di alto livello, di vedere esposta la propria opera in un museo riconosciuto a livello regionale e di essere presenti in un catalogo scientifico assieme a due maestri di fama internazionale.

Pablo Picasso – “Il riposo dello scultore”,1933 acquaforte.

Dieci i nomi dei vincitori delle passate edizioni del premio: Konstantinos Karakostas, Nadia Odorico, Laura Pugno, Simona Saladino, Giovanni Timpani, Antonino Triolo, Livia Ugolini, Vinicio Venturi, Giuseppe Vigolo, Livia Ugolini; tra i maestri per i quali è stata allestita una piccola mostra omaggio con non più di dodici fogli estremamente significativi della loro produzione: Afro, De Chirico, Margheri, Morandi, Piacesi, Occhipinti, Vedova, gli italiani; per gli stranieri Chagall, Hsiao Chin, Freud, Kollwittz, Kraczyna, Oosterkerk, Nicholson, Rouault, Warhol.

Interessanti e validissime da un punto di vista tecnico ed estetico le opere che ogni anno vengono spedite dai giovani: xilografie, linoleum, acqueforti, acquetinte, bulini, puntesecche, maniere nere, vernici molli, carborundum, tutte tecniche complesse per le quali occorrono anni di sperimentazioni.
La vincitrice dell’ultima edizione, Simona Saladino, ha proposto, per esempio, una collografia, un metodo di stampa calcografica basato sull’applicazione sulla matrice di materiali gelatinosi o collosi che vengono inchiostrati e passati sotto il torchio con una metodologia e una manualità non sempre di facile pianificazione.
La lastra o matrice può essere di metallo, ma anche di legno, di plexiglas, di vetro, di materiali plastici ed è indispensabile quanto le punte metalliche, i pennelli, le matite, il gesso, la tarlatana, il torchio o le vernici, usate sia per disegnare che per coprire dalla corrosione dell’acido nitrico. Tutto ciò permette di produrre opere d’arte dagli effetti molto diversi fra loro: pittorici, morbidi, ma anche duri, geometrici, essenziali, in bianco e nero con un’infinita quantità di grigi o a colori, traducendo perfette immagini naturalistiche, iperrealiste, astratte o materiche. Non meno essenziale il tipo di carta che deve entrare, con la sua morbidezza e l’opportuno grado di umidità, nei solchi dei segni inchiostrati sulla lastra e assorbire la giusta quantità d’inchiostro per offrire un’immagine perfettamente leggibile.

L’evoluzione dell’arte grafica dalle origini, collocate intorno alla metà del XIV secolo con le prime xilografie realizzate con soggetti religiosi, fino ai giorni nostri, è stata una continua crescita e sperimentazione di tecniche che hanno permesso di raggiungere livelli di perfezione artistica molto alti, si pensi ad artisti quali Durer o Rembrandt: proprio per questo motivo il Museo di arte contemporanea e del Novecento – Mac,n ha affiancato al periodo espositivo delle opere della biennale dei corsi di tecnica durante i quali l’approccio con le lastre di metallo, i bulini, gli inchiostri e soprattutto la magica fase della stampa col passaggio della propria creazione sotto il torchio, diventa accessibile anche ai profani.

La decima edizione del Premio Internazionale Biennale d’Incisione Città di Monsummano Terme, sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, ha visto la partecipazione di molti giovani artisti provenienti dalle Accademie italiane e dall’Universidad Complutense di Madrid. Un vincitore, sei segnalati e quarantatre artisti selezionati provenienti da Accademie di Belle Arti, vengono esposti assieme a quindici fogli, incisi da due protagonisti del Novecento, Massimo Campigli (1895-1971) e Pablo Picasso (1881-1973): questi i numeri del X Premio Internazionale Biennale d’Incisione Città di Monsummano Terme.

Tra i quindici fogli di Picasso sono presenti due rare acqueforti e acquetinte, Sogno e Menzogna di Franco I e Sogno e Menzogna di Franco II, realizzate tra l’8 gennaio e il 7 giugno del 1937, contenute in una cartellina e accompagnate da un poema surrealista indirizzato all’amico Jose Bergamin. In ogni foglio sono rappresentate nove vignette satiriche, dedicate alla situazione politico militare dell’epoca e anticipano il bombardamento di Guernica, quindi anche la grande tela, oggi conservata al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia a Madrid, che il maestro spagnolo gli dedicò in ricordo del orrendo eccidio.

Campigli ci mostra, invece, le sue caratteristiche e onnipresenti figure femminili, reinterpretate attraverso il suo linguaggio libero ed essenziale, costruito su di un arcaismo ricercato, sostenuto da colori tenui ed eterei, privo di costruzioni scientifiche che nasce da modelli antichi quali l’arte egizia, bizantina, pompeiana, come mostrano le illustrazione del volume Il Milione del 1942 o Donne ai telai del 1952, ma soprattutto etrusca, come si nota in Le due sorelle del 1931 o La collana I del 1952.

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