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La rinascita dell’antica ferriera

Rinasce a nuova vita una delle più antiche ferriere della Toscana, la Ferriera Papini di Maresca, sull’Appennino Pistoiese.

Si è concluso infatti il restauro complessivo dell’immobile, intervento coordinato dall’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, grazie al quale è oggi possibile ammirare una “officina” di epoca medicea, dove si conservano quasi intatti strumenti e macchinari idraulici risalenti alla fine del 1400.

L’origine della struttura è documentata da una lettera di Cosimo I De’ Medici, che nel 1542 menziona la Ferriera di Maresca come già esistente e funzionante: si suppone quindi che la sua costruzione possa risalire alla fine del 1400, coeva alla scoperta dell’America! Essa costituisce un’importantissima testimonianza per la storia della lavorazione del ferro in Toscana. Nel sec. XVI, infatti, la Montagna Pistoiese, grazie alla ricchezza di boschi e di acque, fu scelta dai Medici, signori di Firenze, per diventare il primo polo siderurgico dello Stato Toscano: è su questa Montagna che il minerale grezzo, proveniente dall’Isola d’Elba, veniva trasportato dopo un lungo percorso via mare, fiume e infine a dorso di mulo; qui veniva lavorato, “cotto”, depurato da zolfo e altre sostanze e trasformato in ghisa o in acciaio; i fabbri poi ne ricavavano armi, attrezzi agricoli e altri oggetti dell’uso quotidiano.

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Il banco dei prodotti; un fabbro al lavoro con un maglio verticale in una foto storica.

Nel 1995 in virtù dei suoi 500 anni di storia, tutto l’edificio e i macchinari in esso conservati sono stati dichiarati bene di rilevante interesse culturale da parte della Soprintendenza ai Monumenti di Firenze Pistoia e Prato, che vi ha apposto il vincolo diretto.

La Ferriera, di proprietà della famiglia Papini, ha lavorato con continuità fino alla metà degli anni ‘80 del secolo scorso; in seguito, a causa di lunghi periodi di inattività, la struttura si era rapidamente deteriorata e fino a due anni addietro versava in cattive condizioni conservative che riguardavano soprattutto il tetto, ma anche i macchinari a energia idraulica ancora presenti e visibili negli antichi locali. Perdere la ferriera avrebbe significato rinunciare a una importante parte della memoria storica collettiva dei nostri paesi: questo opificio infatti ha rappresentato per tutta la montagna pistoiese un simbolo di operosità e di competenze protoindustriali, quegli stessi attributi che sono stati alla base dello sviluppo artigianale di tutta l’area montana nel secondo dopoguerra.

Consapevole del valore culturale della Ferriera e convinto della assoluta necessità di fermarne il declino, l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese (una associazione senza scopo di lucro a cui partecipano tutti i comuni montani, la Provincia e la Diocesi) a fine 2013 ha avviato un percorso di ricerca fondi per il suo restauro: ha incontrato la disponibilità della famiglia proprietaria, che ha deciso di concedere l’immobile in comodato d’uso gratuito allo stesso Ecomuseo, per consentire il reperimento di risorse pubbliche.

Il restauro, curato dall’architetto Alberto Santiloni, sotto la supervisione della Soprintendenza di Firenze, è stato avviato nel 2014 grazie ad un piccolo finanziamento europeo ottenuto dall’Ecomuseo sul Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013, a cui si sono aggiunte altre risorse della Provincia di Pistoia, del Comune di San Marcello Pistoiese e dello stesso Ecomuseo: tuttavia la disponibilità finanziaria non era sufficiente a recuperare tutto l’immobile: necessitavano altrettante risorse.

L’Ecomuseo ha allora chiesto aiuto alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia la quale sul bando 2014 ha concesso un determinante contributo, pari a 80.000 euro: grazie a questo nuovo generoso finanziamento è stato possibile portare a termine il progetto e restituire alla fruizione pubblica questo edificio storico, una delle più antiche strutture manifatturiere di tutta la Toscana.

La Ferriera, riaperta alla fruizione pubblica, viene proposta come mèta di visita alle scuole e ai gruppi organizzati, unitamente a tutto il percorso del ferro dell’Ecomuseo, che comprende anche il museo del Ferro a Pontepetri e il giardino didattico (dove sono visibili a scopo dimostrativo due grandi ruote di legno, una da mulino e una verticale, che si muovono grazie alla forza dell’acqua).

Su prenotazione è possibile vedere dal vivo la lavorazione del ferro battuto, che si svolge proprio nei locali della Ferriera, ad opera di artigiani del luogo, ed effettuare una visita guidata ai macchinari, ai grandi magli in legno, alle trombe idroeoliche: quest’ultimo meccanismo in particolare è un affascinante esempio di come nei secoli si siano elaborate soluzioni tecniche ingegnose per migliorare le prestazioni degli opifici siderurgici; la tromba idroeolica produce aria compressa, che alza la temperatura raggiunta dai forni e rende più plastico e più lavorabile il minerale. La sua origine è ancora oggetto di studi, e c’è chi la attribuisce al genio di Leonardo da Vinci, per l’ingegnosità e la semplicità del sistema adottato. Qui a Maresca possiamo vederne un esempio concreto: vi aspettiamo!

 

TESTO
Manuela Geri
FOTO
Nicolò Begliomini

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