illustrazione inedita, per il video musicale “Sancho” (giugno 2020)
L’aspetto che più colpisce è la sua precocità in tutto, insieme a una memoria a dir poco prodigiosa. A due anni comincia a disegnare e non smette più…
“L’ispirazione iniziale è nata da alcuni numeri del Corriere dei Piccoli che mi avevano regalato. Gli albi tascabili, come Cucciolo, Il Monello e Topolino, li avrei conosciuti l’anno seguente. Una copia del primo in assoluto, che non avevo evidentemente rimosso, l’ho ritrovata appena alla fine dello scorso maggio, a una fiera. Ho riconosciuto la copertina, che mi ha sorriso”.
Luca Boschi a un computer del suo studio
Da piccoli sogniamo di fare le professioni più fantasiose e improbabili: Luca invece fin dall’infanzia capisce che vuol fare il disegnatore di fumetti grazie a Giorgio Rebuffi, che sarebbe diventato suo amico fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2014.
“Oltre a quelle di Rebuffi mi avevano influenzato, in età prescolare, le storie di altri due disegnatori che avrei conosciuto decenni dopo. Grazia Nidasio, autrice delle storie di un nonno barbuto, un po’ ritardato, la silfide Alibella con il suo elefantino blu e il poetico ladro Gelsomino, e Leo Cimpellin, con il soldato Gibernetta. Avevo imparato a memoria le strofette di quelle storie, sostitutive dei balloon dei fumetti, che avevano scarso diritto di cittadinanza in un giornalino conservatore come il “Corriere dei Piccoli”. E potrei recitarle ancora. In casa ho un disegno di Gibernetta fattomi da Leo quando organizzammo una sua mostra personale a Lucca Comics, nel 1999.
Di Grazia sono stato consocio fondatore di una Fondazione del Museo del Fumetto, a Milano, ancora attivissimo”. Ripensando alla sua magica infanzia, Luca racconta che era attratto dai colori delle vignette e delle illustrazioni che però vedeva un po’ diversi dalla norma, dato un atipico difetto percettivo, scoperto in seguito. Nello stesso periodo subiva il fascino degli stili diversi. “Mi sembrava che fosse semplice per dei disegnatori comporre delle immagini con dei tratti sintetici; nero su bianco, linee e non pennellate come nei dipinti appesi ai muri. Così, tentavo di riprodurli sui quaderni”
Luca con Bruno Bozzetto
Il primo albo rilegato, con almeno 16 pagine di fumetti, Luca l’ha prodotto a 9 anni, ma già l’anno prima aveva costruito dei libretti illustrati che avevano stupito il maestro.
“Ho iniziato la prima storia al bagno Nido di Viareggio con un personaggio che si chiamava Max. Nel settembre del 1966 mandai un mio disegno a Topolino: mi fu pubblicato a dicembre e comparve proprio nel numero che annunciava la morte di Walt Disney. La copertina dell’albo era di Giovan Battista Carpi, creatore tre anni dopo di Paperinik, con il quale avrei lavorato a lungo alla Disney. Insieme abbiamo fatto una decina di libri e molto altro ancora.”
Luca intervista per RaiTre Cesare Zavattini e Oreste del Buono (1983)
I personaggi creati da Luca sono almeno una ventina, compresi degli oggetti antropomorfizzati che interagiscono con uomini e animali.
“Sicuramente c’era della scopiazzatura, soprattutto nella mimica e nella grafica dei fondini, in parte dal design del primo Floyd Gottfredson di Topolino e di quello di Vincent Trout Hamlin del cavernicolo Alley Oop. A 13 anni ho imparato a scrivere a macchina per mandare agli editori qualche mia prova, inchiostrata con pennino e china, naturalmente tacendo la mia età. Un editore, Gino Sansoni, mi propose di lavorare con lui spedendomi come esempio delle pagine di un albo sexy per adulti. La sua lettera mi arrivò durante le vacanze dopo la III Media. Negli anni seguenti mi pubblicarono come “fan”, non come collaboratore. In varie riviste si trovano mie tracce giovanili: Humour, L’Avventuroso, Menelik…”
Non male per un ragazzino di 13 anni. Pochi sanno che in quegli stessi verdi anni Luca si cimentava anche con la pittura a olio. Dopo il liceo classico Luca si iscrive alla facoltà di giurisprudenza e intanto inizia a lavorare da professionista. Poi la svolta: il passaggio da disegnatore a giornalista, saggista, editor, critico specializzato, insegnante. Gliene chiediamo il motivo.
“In parte la mia irrequietezza. Poi, il fatto che di autori di fumetti ce ne fossero tanti, tutto sommato, mentre di giornalisti specializzati no, e nemmeno di editor e operatori del settore. La mia generazione ne ha prodotti alcuni di significativi alla fine del decennio Settanta, fra i quali Luca Raffaelli, con il quale ho lavorato a lungo, Francesco Coniglio, poliedrico e instancabile editore, e Luigi Bernardi, con cui a Bologna fondammo Granata Press alla fine del 1989”.
L’ultimo libro di Luca: “Italia ride! – (Ed. Anafi, giugno 2020)
Luca ha lavorato a storie che hanno come sfondo Pistoia e dintorni.
“Sono storie pubblicate a Milano dalla Mondadori, trasferitasi da poco a Segrate. Considero iniziata da lì, nel 1978, la mia attività professionale vera e propria, perché da allora mi hanno pagato. Anche se stavo facendo altro (università, conduzioni radiofoniche), quello era diventato il mio lavoro effettivo. Era un ciclo di parabole a fumetti con una vecchia e un unicorno che vivevano a Cireglio, in Via di Ciriceto, in memoria del luogo dove avevo iniziato a imparare a leggere nel 1959, a tre anni, durante una vacanza estiva”.
Luca ha collaborato in passato con varie istituzioni locali: con gli assessorati alla Cultura e alla Pubblica istruzione del Comune di Pistoia e la cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.
“Seguivo corsi di fumetto e di cinema d’animazione nell’ambito delle iniziative di Pistoiaragazzi e di Gong. Questi ultimi erano corsi estivi destinati a studenti delle scuole superiori: in tal caso mi occupavo di cinema. Nel 1989 facemmo un lungo e complesso documentario sul patrimonio di Niccolò Puccini. Per La Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia ebbi l’incarico di disegnare per i vari gadget offerti dalla banca, la mascotte Mike (versione moderna del “micco”), orsetto con una sciarpa a scacchi bianchi e rossi”. Anche l’esperienza didattica ha abbracciato molti anni e lasciato tracce significative.
“Mi sono esercitato a tenere la scena, contando sul rodaggio di quando facevo l’intrattenitore radiofonico, improvvisando sempre tutto, da jazzista, affinando le antenne per interagire con gli interlocutori senza mai portare una traccia precostituita o, peggio, leggere qualcosa. Solo così si crea una certa tensione con il gruppo.
Ho conosciuto migliaia e migliaia di ragazzi e ragazze. Con qualcuno ho ancora relazioni, 35 anni dopo.”
Luca illustra una sua pubblicazione su Paperino a Diane Disney, figlia di Walt (2011)
All’attività nelle scuole affianca dal 1979, per una ventina di anni, l’insegnamento alla Scuola Internazionale di Comics a Roma e in varie altre città. Come se non bastasse, è stato direttore culturale di molti festival: il Convegno del Fantastico di Prato, Lucca Comics, Napoli Comicon per circa 15 anni. Luca ha vissuto a lungo a Milano ma si è spostato in molte città. Gli chiedo qual è la città che preferisce e il suo rapporto con Pistoia.
“Milano mi piace molto. Sono stato a Roma fino al 1986, poi a Milano sino al 1990, nel mezzo c’è stata l’apertura della casa editrice a Bologna e poi di nuovo a Pistoia, per poi ripartire perché da queste parti non si fa editoria, sicuramente non da edicola e poco anche da libreria, a parte alcuni editori a Firenze, il più importante dei quali nel quadro nazionale è Giunti.”
Insomma, Luca, grazie alla sua straordinaria abilità, ha avuto il privilegio di dare vita e consistenza ai suoi sogni di bambino diventando uno dei maggiori esperti al mondo di fumetti.
Testo Susanna Daniele