Suggestivo frammento di medioevo che da secoli sorveglia la Val di Lima, sulla strada tra Pistoia e Lucca
Appigliato ad uno sperone roccioso, circondato da boschi e castagneti, con la sue case di pietra addossate le une alle altre e la rocca sovrastante, il paese di Lucchio domina la Val di Lima, offrendo al visitatore uno scorcio suggestivo. Le prime testimonianze sull’insediamento sono riconducibili alla presenza della Chiesa di San Pietro, attestata in carte ecclesiastiche tra la fine del 1100 e gli inizi del 1200. Il castello, invece, viene menzionato per la prima volta solo nel 1327, anche se la prima fortificazione è sicuramente anteriore: l’origine del nome Lucchio, riconducibile al termine latino “lucus” (bosco), può suggerire una presenza romana di cui non sono rimaste testimonianze, per cui risulta più verosimile sostenere che una prima fortificazione risalga al periodo degli scontri longobardo-bizantini per il controllo dell’Appennino.
La rocca assunse un ruolo importante a partire dalla sua conquista da parte di Lucca, nei primissimi anni del 1300. Per la sua posizione strategica Lucchio diventò uno dei più importanti baluardi difensivi dei confini lucchesi, perché permetteva di controllare, dall’altopiano delle Pizzorne, la strada che attraverso il passo dell’Oppio da Pistoia conduceva in Val di Lima e da qui, lungo la valle del Serchio, consentiva di raggiungere Lucca da un percorso alternativo alla Valdinievole.
Uno degli eventi più significativi della sua storia è legato probabilmente alla figura del condottiero Castruccio Castracani, che quando divenne signore di Lucca utilizzò la rocca come avamposto per muovere guerra a Pistoia per il dominio dell’Appennino. Dopo la morte di Castruccio la rocca fu contesa tra Pistoia, Firenze e Lucca, fino a quando nel 1433 venne stipulato un trattato di pace che la riportò definitivamente sotto il dominio lucchese. Lucchio mantenne anche nel XV e XVI secolo un importante ruolo di sorveglianza dei confini lucchesi, ospitando fino alla metà del XVII secolo un presidio militare. Successivamente la rocca perse il suo ruolo strategico-militare tanto che nel 1826 venne venduta alla famiglia Pacini, che converti l’edificio in abitazione e i terreni in orti. Oggi, tra le rovine della rocca raggiungibili attraverso un sentiero, si può ancora distinguere la cinta muraria che segue l’andamento irregolare del baluardo roccioso, mentre della sede della guarnigione rimangono solo i resti delle fondamenta e alcune murature, e la fortificazione si presenta come una sorta di grande terrazza da cui si gode uno spettacolare panorama.
Ai piedi della rocca si trova il borgo medievale che si costituì probabilmente intorno al Mille a seguito delle truppe di soldati posti a difesa del castello, o di un gruppo di coloni portati in questi luoghi impervi per la costruzione della fortificazione. L’accesso alla parte bassa e più antica del paese avviene attraverso una porta posta in un torrione massiccio, nel quale si apre una finestra con vista su tutta la vallata. Entrando nel borgo ci troviamo nei pressi della Chiesa di S. Pietro, con impianto a due navate, di cui quella minore è dovuta ad un ampliamento degli inizi del XX secolo. All’interno le volte azzurre definite da cornici dipinte a finto marmo sono frutto di interventi successivi volti a restituire un aspetto medievale; sono ancora presenti un pregevole altare e un fonte battesimale settecenteschi in pietra serena. Per motivi di sicurezza, dopo il furto di due dipinti del ‘500 avvenuto nel 2006, non viene esposta nella chiesa l’opera più importante di Lucchio: un crocefisso processionale in argento del XIV secolo attribuito a Andrea di Jacopo d’Ognabene, che figura tra gli autori del paliotto di Sant’Jacopo presente nel Duomo di Pistoia.
Camminando per le vie del borgo si possono notare i tipici edifici residenziali, realizzati in pietra locale e con notevole sviluppo verticale per sfruttare al massimo il pendio e lo spazio disponibile all’interno del paese. La ripidità delle vie che distribuiscono l’abitato viene ben descritta da alcuni modi di dire tipici di questa zona: “le galline di Lucchio hanno un paniere legato sotto la coda per impedire che le uova rotolino via” o “a Lucchio legano i figliuoli all’uscio”. Il sobborgo dell’Aie rappresenta la parte del paese costruita dopo il XVII secolo e ospita l’omonima chiesa, in passato primo oratorio del paese, che oggi viene utilizzata dalla comunità per le funzioni religiose. Immutata e pittoresca è la fontana vecchia, in uso fino agli anni ’30, composta da una fonte e una grande vasca di cui si hanno le prime notizie nel 1605, quando venne fatto divieto di “lavare i panni, arrotare gli strumenti e di oziare o fare guasti”. Il paese, dopo lunghi anni di abbandono sta cercando di rivivere e di tramandare uno spaccato di storia quasi intatto, immerso in un paesaggio naturale di rara bellezza.
TESTO
Cristina Ciappei
Eleonora Meneghello
FAI Giovani Pistoia
FOTO
Nicolò Begliomini