Da sabato 3 ottobre fino a domenica 8 Novembre presso le Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia, la mostra Andrea Abati | I luoghi del mutamento. Ex Ospedale del Ceppo di Pistoia, a cura di Alba Braza.
Promossa dall’associazione culturale “Amici del Ceppo” – Pistoia, che dal 2009 in convenzione con l’Azienda USL Pistoia gestisce come gruppo di volontariato la Biblioteca Medica Mario Romagnoli con sede all’interno del Ceppo, in collaborazione con Dryphoto arte contemporanea e realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e della Società della Salute Pistoiese, con la collaborazione del Comune di Pistoia, grazie alla disponibilità dell’Azienda USL Toscana Centro, la mostra è dedicata alla serie di fotografie creata da Andrea Abati in occasione delle demolizioni di parti del vecchio Ospedale del Ceppo di Pistoia, ed è accompagnata da una ricca e documentata pubblicazione, edita da Gli Ori.
L’esposizione (costituita da ben 30 immagini a colori di diverso formato) e il volume che l’accompagna mostrano dunque un cambiamento nel paesaggio urbano che appartiene alla memoria collettiva. Risvegliano ricordi e emozioni in chi ha conosciuto il vecchio ospedale, in chi ha condiviso nella sua architettura esperienze di vita e forse anche di morte, in chi vive e frequenta Pistoia. Allo stesso tempo, attivano la memoria e producono impressioni in chi mai c’è stato e neppure appartiene al territorio.
Andrea Abati, oltre a documentare fotograficamente, concede alle immagini l’autonomia che soltanto lo status arte ha e di conseguenza permette che ci siano diversi sguardi e letture, perché, tutto sommato, tutti abbiamo un passato e pensiamo a un futuro cercando di catturare un presente che scompare di continuo.
Questo nuovo lavoro si somma alla serie work in progress, intitolata I Luoghi del Mutamento, alla quale l’artista lavora dagli anni Ottanta. Interessato a sperimentare con la luce e con il colore e a riflettere sulla distanza tra ciò che l’occhio vede e ciò che l’obiettivo cattura, nelle sue opere Abati sceglie di non occultare il modo in cui si produce quell’elemento magico che è certamente presente nelle immagini, ma ci mostra con finezza ciò che avrebbe potuto lasciare fuori dall’inquadratura. L’informazione rivelatrice viene inclusa proprio per far vedere che non siamo di fronte a qualcosa di costruito a scopo artistico anche per il desiderio dell’artista di rimanere sempre fedele alla realtà: una scelta che gli consente inoltre di mettere in risalto la bellezza presente nel luogo.
Andrea Abati
Nasce a Prato nel 1952. Si occupa di fotografia dagli inizi degli anni Settanta. Opera un distacco dal reportage sociale pur rimanendo profondamente legato all’osservazione e documentazione dei luoghi, ponendo al centro dello sguardo la trasformazione del paesaggio, contemporaneamente interviene attivamente nel dibattito culturale italiano, partecipando a mostre, organizzando seminari e incontri.
Rivolge la sua attenzione alle trasformazioni del paesaggio industriale e antropizzato, così come al mutamento del tessuto sociale in una realtà globalizzata e sempre più multiculturale anche al fine di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica. Sue opere sono in numerose collezioni private e pubbliche e in spazi pubblici. Ha al suo attivo numerose personali e collettive in Italia e all’estero.
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