Estate 2017. È luglio e Pistoia vive il suo anno da Capitale Italiana della Cultura.
In questo contesto, il mattino del 17 luglio 2017, nel tratto di città racchiuso tra piazza San Lorenzo e piazza del Carmine, passando attraverso via del Maglio, via delle Pappe e via del Carmine, il personale adibito alle affissioni si trova di fronte a una insolita richiesta, almeno per quei tempi in cui la pandemia non esisteva ancora e non c’era bisogno di trovare soluzioni alternative alle esposizioni al chiuso, al di là dei circuiti convenzionali dell’arte contemporanea.
Al posto dei soliti manifesti pubblicitari, infatti, gli affissori devono attaccare trentasei opere pittoriche destinate a restare “sulla strada” per quindici giorni, in spazi delle pubbliche affissioni regolarmente acquistati.
Quelle opere, raccolte nell’operazione artistica “Richiami. Pistoia 2017”, erano di Fabrizio Da Prato, artista poliedrico che vive in Garfagnana e fonda la sua ricerca artistica sulla volontà di intraprendere un dialogo vivo e costruttivo con il territorio, utilizzando l’estetica come mezzo di riflessione antropologica e sociale.
“Erano”, perché quelle trentasei opere – dipinti di grandi dimensioni realizzati in studio dall’artista nei mesi precedenti l’affissione e poi donati agli sguardi dei passanti – oggi non esistono più, almeno fisicamente.
“Quelle esposte per le strade di Pistoia – spiega Da Prato – erano opere a tempo, destinate a essere fisicamente oscurate dalla pubblicità una volta terminato il periodo di affissione. Tuttavia, ancora adesso continuano a sopravvivere immaterialmente nel concetto di durata, nel ricordo di chi le ha incontrate e magari osservate, nella memoria di un viaggio. Il fatto che in questo momento ne stiamo parlando è interessante; è come se stessimo prolungando l’operazione, che si nutre della forza del ricordo”.
In bilico tra figurazione e linguaggio informale, le opere pistoiesi usavano codici ritmici, geometrie e decorazioni per “richiamare” alla mente dello spettatore dettagli di architetture, colori, paesaggi, segnaletiche stradali, mappe e percorsi immagazzinati dall’artista durante i suoi sopralluoghi, alla ricerca di un filo rosso in grado di ricucire le varie anime del territorio pistoiese.
“Fabrizio Da Prato – spiega Veronica Carpita, storica dell’arte che ha curato l’operazione artistica pistoiese – si è fatto portavoce e immagine della comunità, riappropriandosi dello spazio pubblico per instaurare un rapporto dialogico ed empatico tra artista e cittadino, senza mediazioni, interferenze o filtri esterni”.
Dalle ceneri di questa prima esperienza di Richiami, nata all’interno del progetto “Cromology per l’Arte”, si sono poi susseguite altre operazioni artistiche che hanno seguito in maniera indipendente le successive nomine a Capitali Italiane della Cultura di altre città, di volta in volta scelte dall’artista per il valore simbolico.
Nel 2018, per esempio, è andata in scena “Richiami. Palermo 2019”, ispirata al tema della multietnicità. Poi “Richiami. Parma 2020” sul tema della biodiversità e il prossimo settembre sarà la volta di “Richiami. Parma 2021”, con il patrocinio del Comune di Parma.
“Le varie operazioni di Richiami sono per certi versi autonome tra loro, potrebbero vivere di vita propria. Di volta in volta la scoperta di nuovi territori permette all’artista di concentrare la sua attenzione su un tema specifico e circoscritto, suggerito dal contesto e dalla sua sensibilità – spiega Alice Barontini, che ha curato i testi critici delle ultime installazioni di Palermo e Parma – ma il senso più profondo di queste installazioni si trova nel racconto corale, nelle corrispondenze, nel percorso in progress che l’esperienza di Richiami sta disegnando, tappa dopo tappa”.
In questo senso non sorprende che Da Prato stia già pensando al 2022.
“Procida è stata nominata Capitale della Cultura Italiana 2022 – anticipa l’artista – il desiderio è quello di proseguire il percorso fino a quando sentirò di avere ancora qualcosa da dire. Quel che è certo è che nel 2022 lo sguardo sarà rinnovato con una visione ancora più ampia, inclusiva e sperimentale, che coinvolgerà altri artisti e nuovi linguaggi”.
testo a cura della redazione