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Rigenerare spazi e relazioni all’interno delle città

fotografie storiche del “Sottoverga” di Montecatini Terme – dalla fine dell’ 800 agli anni‘60 del secolo scorso

Individuare una sola causa è difficile: di certo hanno influito le trasformazioni intervenute nell’assetto urbanistico e della mobilità, nell’offerta commerciale (i supermarket) come nelle abitudini di vita e di acquisto (commercio online).

C’è soluzione a questa crisi? È da questo interrogativo che nasce Pop Up, un progetto che fa leva sul riuso dell’ingente patrimonio privato di cui sono costellate le città per innescare processi di “rigenerazione” che sappiano ricostruire in forme nuove quelle condizioni che da sempre sono fattore di dinamismo, sviluppo e sicurezza sociale. L’idea è nata nel 2014, quando Sociolab – cooperativa attiva da oltre dieci anni in tutta Italia nella progettazione di percorsi di partecipazione – è stata chiamata a progettare un’iniziativa di animazione degli spazi sfitti di un Comune della provincia di Pisa. Da allora, grazie al sostegno della Regione Toscana, Pop Up è stato realizzato in 11 comuni toscani. Il progetto si configura come sperimentazione di politiche innovative in ambiti particolarmente delicati: dalla partecipazione alla sicurezza urbana.

Il cuore di Pop Up è la riapertura dei fondi commerciali sfitti: attraverso accordi con i proprietari, i fondi vengono ripristinati e messi a disposizione gratuitamente per alcuni mesi per l’insediamento di nuove attività di diversa natura (commerciale, culturale, sociale, ecc) selezionate attraverso una call for ideas. A partire dall’evento di lancio si prevede non solo la riapertura dei fondi messi a disposizione, ma anche lo svolgimento di attività di animazione dello spazio pubblico organizzate dalle stesse attività insediate e da altri soggetti coinvolti lungo la fase preparatoria. L’obiettivo è quello di attivare un processo di innovazione su più fronti: dal punto di vista delle politiche locali (e della loro governance) creando nuovi strumenti e procedure che favoriscano una rigenerazione urbana “integrata”; sotto il profilo commerciale promuovendo un nuovo modo di fare commercio; e infine sul piano sociale e comunitario, riportando le persone ad animare le strade delle nostre città, contribuendo così a contrastare la percezione di insicurezza senza però innescare fenomeni di espulsione delle loro componenti più popolari (gentrification).

Mentre sono in corso le sperimentazioni di Montecatini, Grosseto e Rosignano, si può fare un bilancio delle precedenti esperienze: accanto ad una percentuale significativa di attività che decidono di insediarsi stabilmente dopo il periodo sperimentale (intorno al 40%), Pop Up ha favorito la nascita di fenomeni aggregativi tra attività e residenti; ha fatto da attrattore nei confronti di nuove attività, e ha permesso di codificare modalità e soluzioni normative (è il caso della recente legge regionale sul commercio, che richiama soluzioni sperimentate nelle edizioni precedenti di Pop Up) attraverso le quali favorire processi e politiche innovative per il rilancio delle città.

Pop Up ha favorito la nascita di fenomeni aggregativi tra attività commerciali e residenti

A Montecatini Pop Up è il progetto che attraverso la riapertura di nuovi negozi in via Marruota e varie attività di animazione sociale, ha avviato un percorso di riqualificazione nel quartiere del Sottoverga.

Il Comune di Montecatini Terme ha promosso il progetto, grazie al finanziamento della Regione Toscana, decidendo di concentrarsi su un quartiere storico della città che è separato dal centro cittadino dai binari del treno, le “verghe” appunto, e che negli ultimi anni ha subito un graduale svuotamento di negozi e una crescita del senso di insicurezza dei residenti.

Pop Up è stato avviato nella primavera del 2018 e le prime attività realizzate sono state finalizzate al coinvolgimento di vecchi e nuovi residenti del quartiere, partendo dal presupposto che per rendere più sicuro un luogo la prima cosa da fare è frequentarlo e renderlo vivo.

Da aprile a luglio sono state raccolte fotografie storiche del quartiere – dalla fine dell’800 agli anni ‘60 del secolo scorso – e sono stati intervistati e coinvolti una ventina di residenti del Sottoverga che hanno raccontato aneddoti divertenti e memorie del quartiere e ai quali è stata chiesta la loro visione attuale, quella futura, una riflessione sulle problematiche e sulle possibili soluzioni.

Uno dei temi conflittuali è la difficoltà di convivenza tra cittadini che provengono da paesi diversi in un quartiere che ha visto un radicale cambiamento della popolazione in pochissimi anni. “Il risultato è stato molto soddisfacente perché ci ha svelato i conflitti le passioni e le caratteristiche di un quartiere che ha voglia di rinascere, attraverso la riconquista di quelle attitudini che lo hanno sempre caratterizzato: l’unione, la diversità, la collaborazione, il carattere popolare, l’accoglienza” dice Luca Privitera che ha lavorato alla raccolta del materiale.

Oltre alle tante iniziative organizzate nel quartiere, da dicembre in via Marruota sono stati riaperti 7 negozi che in poco tempo sono riusciti a dare luce e vitalità alla strada.

Testo Lorenza Soldani – Sociolab

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