Mi piace immaginare anche questo numero di NATURART come un viaggio. Il viaggio parte dal centro del capoluogo: ripercorso osservando le teste di pietra che campeggiano su alcuni suoi edifici, attraversato dalle note e dalla storia della Filarmonica Borgognoni, raccontato come luogo di Giovanni Pisano e di Marino Marini (ai quali la Capitale italiana della cultura dedica due importanti appuntamenti espositivi), oltre che di Luca della Robbia, autore di un capolavoro come la Visitazione, che torna a casa dopo un viaggio transoceanico, per essere esposto – prima di essere ricollocato all’interno di San Giovanni Fuorcivitas – nella chiesa di San Leone: con il suo candido bianco avvolto dai colori sgargianti delle pitture barocche, oggetto di un importante restauro.
Il viaggio nello spazio, in questo fascicolo di NATURART, ha il ritmo di un locomotore che sale verso la montagna. Si parte dalla città e si seguono i binari della Porrettana. L’attenzione (attraverso il “Focus”) si sofferma proprio su questa ferrovia. Per ripercorrerne la storia, per raccontare cosa ha significato – per generazioni – vivere accanto a questi binari; ma soprattutto per provare a dire – nel linguaggio della nostra rivista, fatto di parole e di immagini, dedicato a raccontare il bello con lo scopo di farlo veramente affermare – che questa strada ferrata deve avere un ruolo strategico anche nella vita della montagna futura, soprattutto in chiave turistica.
Il percorso che ha il ritmo di un treno approda, appunto, in montagna. A Pracchia (da dove partiva anche un’altra strada ferrata: la FAP, in direzione San Marcello-Mammiano) e lungo i sentieri ciclabili ridisegnati per collegare le varie tappe dell’Ecomuseo. Anche la centralità della montagna, in questo numero estivo, ha un valore ben preciso: quello di guardare (e di far guardare) con più attenzione ad una parte del nostro territorio così fragile e così ricco di potenzialità.
Giovanni Capecchi
Direttore Editoriale – Managing Editor
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