Quando pensiamo alla conservazione della natura immaginiamo di dover proteggere foreste immense in cui si aggirano tigri o giaguari oppure savane ricche di elefanti e giraffe, o magari distese di neve dove rotolano festosi cuccioli di orso bianco insieme alla loro mamma. A nessuno viene in mente l’immagine di una deserta isola vulcanica, dal terreno rosso e roccioso in cui si nasconde un grosso ragno, nero e grigio con macchiette bianche sulle zampe, minacciato di estinzione da…un’erba!
Sembra quasi uno scherzo vero? Eppure se riavvolgiamo il nastro e andiamo all’inizio, la storia prende forma e significato.
Voliamo allora fino all’arcipelago portoghese di Madera, nell’Oceano Atlantico a 545 Km dalla costa africana, e lì iniziamo a mettere insieme i personaggi della nostra avventura.
Madera e Porto Santo sono le due isole più grandi e sono anche le più conosciute per il vino e come mete turistiche, ma l’arcipelago si estende con altre 4 isole, le Desertas e le Isole Selvagge, tutte disabitate.
Nel 1857 John Blackwall, naturalista inglese appassionato di uccelli e ragni, approdò all’isola Desertas maggiore: fu il primo a descrivere il “ragno lupo di Madera” oggi conosciuto con il nome scientifico di Hogna ingens.
Con i suoi 4 cm di corpo e 12 cm quando ha le zampe estese, è il più grande dei “ragni lupo” chiamati così forse per la robustezza dell’esoscheletro, l’agilità e velocità con cui si muovono e per il ruolo di predatori negli ecosistemi in cui vivono. Se ne conoscono 126 generi e quasi 2.500 specie diffusi in tutto il mondo, ma il ragno lupo di Madera vive unicamente sull’Isola Desertas maggiore ed in particolare nella Vale de Castanheira, un’area lunga solo 2,8 km e larga da 180 a 400 mt.
I marinai portoghesi per poter sopravvivere sull’isola vi introdussero i conigli e le capre che presto distrussero tutta la vegetazione autoctona. Successivamente è arrivata sull’isola la Scagliola bulbosa (Phalaris aquatica L.), un’erba infestante molto diffusa anche in Italia forse seminata per continuare a foraggiare gli erbivori domestici oppure giunta accidentalmente con semi intrappolati nei vestiti delle persone sbarcate sull’isola.
L’erba si è propagata velocemente e il fenomeno è apparso ancora più evidente quando l’isola nel 1990 è stata riconosciuta “riserva naturale” e sono stati eradicati i conigli e le capre per preservare le ultime piante autoctone.
Senza gli erbivori, la scagliola ha preso il sopravvento e piano piano ha invaso con le radici anche tutte le fessure del suolo e gli anfratti delle rocce, gli ideali nascondigli del ragno lupo di Madera.
L’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) nel 2014 ha inserito la specie nella Lista Rossa, il più grande database della vita del nostro Pianeta.
La valutazione è stata subito di grande allarme: “a rischio critico di estinzione”, il livello che precede quello di “estinto in natura”.
È stato calcolato che l’areale del ragno lupo si sia ridotto dell’81% dal 2005 al 2012: poco più di 4.000 individui ancora esistenti sono rifugiati in soli 23 ettari, dove la scagliola per ora non è arrivata!
Cosa è possibile fare in una situazione così estrema?
Lo studio e il monitoraggio della popolazione dei ragni residua nella valle è sicuramente molto importante, così come lo sforzo per ripristinare l’habitat originario con l’eradicazione dell’erba infestante, azione difficilissima viste le caratteristiche stesse della pianta! È altrettanto necessario mantenere il ragno lupo in un ambiente protetto per scongiurarne l’estinzione se gli eventi in natura dovessero precipitare.
Il progetto di allevamento è stato avviato nel 2016 dallo staff dello Zoo di Bristol con 25 individui giovani prelevati dall’isola. Di questo primo nucleo sono sopravvissuti fino all’età adulta sei femmine e tre maschi che hanno dato vita all’unica popolazione di questa specie fuori dal suo habitat naturale costituita oggi da circa 1.500 individui.
Tra le 13 Istituzioni zoologiche europee dedite all’allevamento del ragno lupo di Madera c’è il Giardino Zoologico di Pistoia che ha raccolto la sfida la scorsa primavera.
La condivisione dell’esperienza nell’allevamento tra i giardini zoologici che partecipano al progetto permette di procedere con fiducia: ogni dettaglio è importante per accrescere la conoscenza di questa specie. Mancano informazioni sul comportamento e sulle caratteristiche fisiologiche come la tossicità del veleno del morso o la durata media della vita o sulle connessioni che il ragno ha con tutti gli altri elementi dell’ecosistema.
Il progetto prevede in futuro il rilascio di individui nella Vale de Castanheira ma bisognerà attendere che gli anfratti delle rocce siano liberati dalla scagliola e restituiti ai ragni.
Forse vi starete chiedendo come mai sia così importante salvare dall’estinzione un ragno che vive in una piccola valle su un’isola deserta e la risposta va cercata nelle tante informazioni mancanti proprio sulle caratteristiche biologiche di questi affascinanti animali a 8 zampe. Ci sono studi in corso sulla composizione del loro veleno per applicazioni in farmacologia oppure sulla composizione della seta che producono per tessere la ragnatela, estremamente resistente.
Vi lasciamo con le parole di Norman Platnick, studioso del Museo di storia naturale di New York: “Quando perdiamo una specie di ragno, potremmo perdere un composto che potrebbe aver curato l’epilessia. Possiamo perdere una seta che potrebbe aver prodotto un materiale resistente e leggero”.
Eleonora Angelini Responsabile della didattica e comunicazione Giardino Zoologico di Pistoia