Fausto Melotti, artista, scrittore e teorico, è una delle figure di spicco della scena culturale del Novecento italiano e milanese. Dopo aver conseguito la laurea in ingegneria elettrica presso il Politecnico di Milano, Melotti decide di dedicare la sua vita alla scultura. Il suo percorso artistico si intreccia per oltre cinquant’anni con quello dei più grandi artisti, intellettuali, architetti e designers del suo tempo: da Fortunato Depero a Lucio Fontana, da Gio Ponti a Italo Calvino.
I principi ispiratori dell’opera di Melotti sono l’architettura dei Greci, la pittura di Piero della Francesca e la musica di Bach, massimi esempi di “arte esatta” e di “una forma mentismatematica”, che l’artista e scultore traduce in opere dapprima rigorose e astratte, più tardi percorse da elementi narrativi, in una continua ricerca di una dimensione leggera e luminosa.
Pistoia Musei guarda con grande attenzione agli artisti che hanno caratterizzato il secolo scorso. Come nasce l’idea di un’esposizione dedicata alle opere di Fausto Melotti?
Una delle sedi museali di Pistoia Musei, Palazzo de’ Rossi, ospita Collezioni del Novecento: una selezione dell’ingente patrimonio artistico che Fondazione Caript e, in precedenza, la prima istituzione bancaria cittadina, Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (oggi Intesa Sanpaolo), ha collezionato a partire dalla fine degli anni Settanta.
L’attenzione all’arte e, più nello specifico, all’arte contemporanea ha da sempre contraddistinto la politica di valorizzazione del territorio che le due istituzioni hanno portato avanti negli anni.
In visita nasce proprio con l’obiettivo di proseguire questo impegno e di allargarne gli orizzonti. Questo progetto espositivo a cadenza semestrale prevede l’esposizione temporanea di una o più opere d’arte di ambito nazionale e internazionale all’interno del percorso permanente di Collezioni del Novecento. L’intento è di creare momenti di approfondimento e confronto su autori, temi e correnti culturali del secolo scorso e di quello attuale, proponendosi anche di attivare relazioni e collaborazioni con altre istituzioni e musei in Italia e all’estero.
Questa prima edizione, realizzata in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti di Milano, accoglie due preziose Kore dell’artista, prende spunto dalla ricollocazione della scultura in pietra Pomona di Marino Marini (1945, collezione Intesa Sanpaolo), al centro del nuovo percorso espositivo curato dalla dottoressa Annamaria Iacuzzi e inaugurato lo scorso maggio.
Studio di Fausto Melotti in via Leopardi a Milano, primi anni cinquanta. Foto di Giorgio Casali.
Uno stile, quello di Melotti, che muta negli anni, seguendo però sempre una sua personalissima ricerca, tesa ad articolare lo spazio secondo ritmi dal sapore musicale, esaltando il suo particolare amore per la poesia dei materiali. Dottoressa Iacuzzi, che tipo di opere potranno ammirare i visitatori della mostra e perché sono state scelte?
Il criterio che ha orientato le nostre scelte è stato tematico: ci sembrava infatti che le preziose sculture in ceramica, Kore, eseguite da Fausto Melotti tra il 1949 e il 1952, potessero proporre una riflessione stimolante sulla permanenza del mito nell’arte del Novecento. Il dialogo con Pomona di Marini interessa anche il piano delle scelte della forma e dei materiali, condotte in maniera diametralmente opposta dai due artisti. Melotti, appassionato interprete della mitologia greca, sembra ricercare con Kore una forte stilizzazione dei dati anatomici femminili mentre lo scultore pistoiese enfatizza le forme generative femminili di Pomona. Melotti giunge a questa elaborazione alla fine degli anni Quaranta, in un momento di profonda crisi, in cui il pubblico e il mercato sembrano non apprezzarne le ricerche di estrema astrazione. Questa fase della produzione ceramica, che si svolge fino al 1961, appare oggi come uno degli ambiti espressivi più liberi e sperimentali dell’artista. In definitiva l’elaborazione formale e materica delle sculture in ceramica di Kore può essere letta in una linea di continuità con quella ricerca su leggerezza e fragilità che caratterizza la scultura della maturità e della fama internazionale dell’artista.
Fausto Melotti, Kore, ca 1950-1960—foto: Giorgio Casali
Con il lavoro di Pistoia Musei, la nostra città oggi è accanto a Firenze, Roma, Venezia ma anche a New York, Londra, Zurigo, Francoforte e Parigi, tutte grandi città che hanno dedicato all’artista trentino mostre personali e collettive. Dottoressa Preti, come direttrice di Pistoia Musei e coordinatrice scientifica del Simup, di recente costituzione, come vedete il futuro di Pistoia nel panorama artistico/culturale nazionale e internazionale?
Credo che Pistoia abbia grandi potenzialità e possa ambire ad affermarsi come luogo di cultura e di arte, soprattutto se riuscirà a potenziare le sue eccellenze ‘particolari’ in un sistema virtuoso di rete per offrire esperienze di conoscenza innovative e di qualità. Se parliamo di musei, il Simup (Sistema museale pistoiese) – che riunisce i Musei Civici di Pistoia, Pistoia Musei, i Musei Civici e il Museo della Carta di Pescia – è un primo passo in questo senso. Credo anche che il potenziamento delle tecnologie digitali potrà contribuire a esplorare nuove strade nella valorizzazione e educazione al patrimonio, puntando anche a una crescita dell’audience e alla conquista di un vasto pubblico nazionale e internazionale. Per Pistoia Musei il mio impegno è di proseguire un programma espositivo ambizioso con l’obiettivo di avvicinare un pubblico sempre più ampio al ricco patrimonio del territorio e al multiforme mondo dell’arte, con un occhio di riguardo ai temi della contemporaneità.