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Da Leonardo a Pinocchio

Il territorio da Vinci a Collodi raccontato con le parole di Nori Andreini Galli.

La Valdinievole si quieta e si bea ad ogni ansa di fiume, ad ogni svolta di strada, per ogni torre svettante, per ogni campanile romito, per ogni paese gremito”.
Vi siete mai chiesti come mai si parla sempre più spesso delle “Grande Valdinievole” anziché fare riferimento semplicemente alla Valdinievole? C’è chi sostiene che la citazione “Grande Valdinievole” è giustificata dal fatto che sia la terra in cui è nato Leonardo e chi invece l’attribuisce al fiorentino Carlo Lorenzini, che scelse lo pseudonimo di Collodi, in onore di sua mamma.

Ma c’è di più, molto di più: c’è una specie di sospesa meraviglia, che suscita il suo paesaggio, dove la vita, la storia e l’arte, sembra che siano, non fermate, ma placate, incantate in una visione quasi contemplativa… Sono parole, queste, di Nori Andreini Galli, che ha prodotto nel tempo moltissimo materiale descrittivo sulla Valdinievole: ha curato per anni in completa autonomia un magazine patinato rivolto ai turisti delle Terme; ha pubblicato saggi sulle Ville Lucchesi e su quelle Pistoiesi, sugli itinerari turistici di oggi e sulle antiche strade medioevali, sul Padule e su Montecatini Terme.
E ha coniato l’espressione “Grande Valdinievole”, come ricorda anche la figlia Giovanna, affermato avvocato penalista: “Credo che la Valdinievole fosse per la mamma il luogo dell’anima. E questo non soltanto perché qui è nata ed è vissuta, perché qui ha cresciuto due figlie, ma soprattutto per il profondissimo senso di appartenenza e oserei dire di possesso che ha sempre provato per questi luoghi. È tutto scritto nell’appellativo grande che le riserva nel suo libro più noto. Sono anzi convinta che l’abbia sempre sentita non soltanto grande ma immensa”.

Ma cosa offrono dunque le terre di Leonardo e di Pinocchio per essersi guadagnate l’appellativo di “Grande”? Per prima cosa, possono sicuramente vantare una posizione geografica da fare invidia, data dalla sua centralità rispetto a tutte le più famose città d’arte Toscane: si trova infatti a pochi chilometri da Pistoia, Firenze, Pisa e Lucca. Ma possiamo proseguire dicendo che il paesaggio è vario per morfologia e caratteristiche, un territorio tra storia, arte e natura, ricco di borghi e castelli medievali che sorgono come antichi gioielli sulle colline verdeggianti e rigogliose, che ha fiori e frutti in ogni stagione. È un paesaggio intatto, autentico che in mille anni non è cambiato, scandito e misurato com’è dalle colline, appostate su ordini diversi, più verdi le prime, sfumate le altre nel lilla e nell’azzurro, e da catene di poggi, coperte dalle stesse ulivete, percorsi dalle stesse vibrazioni. L’offerta, anche questa è varia e diversificata, il territorio può essere fruito a piedi o in bicicletta godendo degli splendidi panorami, respirando i profumi della natura e gustando i sapori tipici della tradizione.

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Immaginiamo adesso di essere a bordo di un elicottero e di sorvolare il territorio, per studiarne le caratteristiche geografiche, lo spettacolo che si aprirà sotto i nostri occhi ci lascerà senza fiato…
I paesi sono ancora costruiti al margine di strapiombi, da una sola parte collegati al poggio per un’agevole difesa. E nei paesi la pieve, superba, il palagio del podestà, l’aringhiera a limitare la loggia delle “parlagioni”, le rughe, nelle quali è possibile riconoscere anche il passo di un bambino, le mura da cui pendono, gracili e aristocratici, i fiori dei capperi (…). Anche le siepi e i pagliai, i poderi lontani della strada, legati gli uni agli altri da una rete di viottoli e di sentieri, sono monumenti di civiltà, come gli argini della Pescia e della Nievole. Le vecchie strade della Valdinievole, tolta la Romea, che aveva il suo clima di pericolo e d’avventura erano, per lo più, soffici strade maestre, fatte per tranquilli viaggi… permettevano di osservare il colore delle nuvole, di sentire l’odore del vento, di cogliere un fiore o un frutto.

Proseguendo il nostro viaggio e addentrandoci adesso nelle realtà che compongono la “Grande Valdinievole”, non possiamo fare a meno di vedere tante di quelle “chicche” che il nostro territorio offre. Partiamo da Collodi con Pinocchio e la sua villa, attraverseremo Pescia e le 10 castella battezzate da Jean- Charles-Léonard Simonde de Sismondi dicendo “Che meraviglia! Ma questa è la Svizzera Pesciatina!” in quanto gli ricordavano il rigoglioso e variegato ambiente svizzero. Proseguiamo per Uzzano con il suo Castello e Buggiano, la cui Villa Bellavista è seconda solo alla Reggia di Caserta.
Anche Massa si fa vedere dall’alto con il proprio castello, Ponte Buggianese invece custodisce un importante patrimonio artistico, gli affreschi di Annigoni.

Chiesina Uzzanese ha una piazza importante, un tempo rifugio dei pellegrini, Montecatini Terme è caratterizzata invece dalle splendide architetture delle terme. Pieve a Nievole si riconosce per il casolare di caccia della famiglia Medici e Monsummano Terme per il castello situato nella parte alta del Comune, così come particolare è il castello di Larciano. Lamporecchio, infine, si estende sulle pendici occidentali del Montalbano e lambisce l’area del Padule di Fucecchio, ai limiti orientali della Valdinievole.

L’area come abbiamo appena visto presenta un’offerta ricchissima per chi decide di scoprirla in tutti i suoi aspetti e la signora Nori Andreini Galli ha visto di tutto e sa di tutto e ci suggerisce solo una cosa: “in Valdinievole bisogna andar piano: quel che conta è la strada”.

TESTO
Anna Marchi

FOTO
Nicolò Begliomini
woola.it

Un nuovo modello di promozione turistica

di Alessandra De Paola

Vivo in Valdinievole da quando ho 36 mesi, ne conosco molti angoli, ma non ancora tutti. Conosco le sue potenzialità dichiarate o inespresse, e i suoi profili quasi come i fianchi di una moglie che sei abituato ad avere accanto per tanto tempo, e pare quasi smettere di essere attraente. Poi una sera non ci pensi, la guardi, e ti ricordi di amarla con tutto te stesso.

Questo amore è stato in gran parte alimentato dalla presenza in casa mia di un libro, La Grande Valdinievole, che mi ha letteralmente segnato, e a cui è seguita l’avida lettura di tutti gli altri volumi di Nori Galli Andreini che ho potuto reperire in casa dei miei genitori, poiché mio padre le è stato molto amico.

Sono tempi di fruizioni veloci, tutto si consuma in un giorno mediatico, nuova misura del tempo che va dalle 9 del mattino alle 9 della sera, quando ci si disconnette, e il giorno dopo non se ne trova traccia. Siamo orfani dell’eterno, perché in tutti i modi abbiamo voluto renderlo accessibile. Non c’è modo di descrivere la Valdinievole velocemente: niente è veloce, nemmeno le strade lo sono. Non è veloce l’elenco delle cose meravigliose da vedere, né la lista “dei mangiari”; non è rapido il racconto della sua nascita o del suo sviluppo, disomogeneo e integrato, né si fa presto a dire perché è bellissima, la Valdinievole.

Non sono capace di descriverla correttamente, posso solo provare a valorizzarla, con un occhio tecnico, che mi compete maggiormente rispetto ad un tono anche solo vagamente letterario.
La Valdinievole ha una eccezionale conformazione da comprensorio turistico: terme, collina, area umida, quindi fiumi e laghetti, area semi-montana, grotte sotterranee, produzione d’eccellenza di olio e vino, e prodotti IGP. Non mi sovviene così facilmente un’altra area che abbia tutto questo, in 30km di estensione longitudinale. Non mi viene proprio in mente nient’altro, verrebbe quasi da dire sia unica, questa Valdinievole.
Si arriva da due caselli autostradali, entrambi rivedibili nella ricettività e nel grado di penetrazione nel tessuto urbano. Non vi si circola facilmente a meno che non si abbia un mezzo proprio, automobile o moto o, se si è particolarmente allenati, con la bicicletta. Non c’è una produzione di materiale turistico informativo unitario, né segnaletica coordinata, né app territoriali omnicomprensive e che descrivano tutto. Quale altro obiettivo potevo avere per inventarmi insieme ai miei colleghi per questa Pasqua la prima Open Week della Valdinievole, da Leonardo a Pinocchio, se non quello di far comprendere a tutti quanti che dobbiamo svegliare dal torpore questa bella addormentata, e renderla un comprensorio turistico all’avanguardia, con metodo altoatesino e con l’animo toscano.

Non ho gli stessi obiettivi di altri comuni più piccoli: io ho un obiettivo principale, che è quello di sviluppare e riconsolidare dei numeri sul turismo di Montecatini Terme che consentano una lunga e dignitosissima vita a questa città, anche adesso che il mondo è cambiato, e per farlo devo rivolgere l’attenzione quanto più possibile ai segmenti utili di sviluppo turistico. Uno di questi, davvero importante, è la Toscana autentica, quella ricerca dei Art, Food&Wine lovers che li fa arrivare in Toscana nonostante i Toscani stessi, che ce la mettono tutta – tra infrastrutture e comunicazione – a provare a mandarli via. Questo comprensorio merita una notte in più, merita una visita anche fuori stagione, merita di potersi vestire ed andare al ballo e di scrollarsi di dosso il complesso della Cenerentola.

La soluzione è un modello nuovo di promozione territoriale: materiale informativo unificato; applicazione territoriale unitaria, multilingue, con ogni tipo di percorso ciclistico e trekking censito (e mantenuto); segnaletica coordinata e intuitiva; promozione coordinata e cura del proprio patrimonio, catasto dei sentieri e decisioni sempre condivise, senza contrapposizioni.
Non ho mai pensato fosse facile, d’altra parte amare davvero qualcuno o qualcosa non è MAI facile.

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