La storia della band di Buggiano reduce da una tournee negli Stati Uniti.
Il loro nome sta venendo alla ribalta oramai da diversi mesi e l’ultimo viaggio negli Stati Uniti è stato molto positivo. Stiamo parlando dei Piqued Jacks, la band che da Buggiano e dalla periferia sta provando a conquistare il mondo.
Quattro elementi, che come si può vedere dal loro sito ufficiale, hanno nomi anche abbastanza particolari: E-King voce e piano, Littleladle basso, Penguinsane chitarra e ThEd0g alla batteria. Oltre al mondo americano, però, nelle ultime settimane sono atterrati anche nel mondo Discover Pistoia e NATURART.
Su di loro, infatti, ci sarà un ampio approfondimento nel numero 19 di Naturart ed, in occasione della presentazione dello stesso, al termine ci sarà una loro esibizione proprio a Villa Bellavista. Per conoscerli meglio, quindi, abbiamo realizzato questa intervista.
1)Com’è nata l’opportunità di andare a suonare negli Stati Uniti?
Con un pizzico di orgoglio diciamo che l’abbiamo fatta nascere noi. Siamo entrati in contatto con la realtà musicale statunitense nel 2012 quando abbiamo registrato l’EP “Just a Machine” a Los Angeles, chiamati dal produttore Brian Lanese. Dopo questa esperienza molto positiva, abbiamo deciso di trasferirci ad Austin, Texas, proprio per cercarvi spazio. Era il cosiddetto treno che difficilmente sarebbe ripassato, e noi ci siamo saltati su (non senza difficoltà). Una volta là, a suon di e-mail, telefonate ed esplorazioni, piano piano, abbiamo iniziato a suonare in giro. Veramente, quando siamo partiti per il primo tour (ottobre 2013) avevamo soltanto tre date già fissate, alla fine ne abbiamo fatte cinquanta.
2)Alcune indicazioni sul nuovo album che sta per uscire/già uscito?
Il nuovo album è la versione riarrangiata in acustico dell’LP “Climb Like Ivy Does” uscito a gennaio 2015. Sia per poter sfruttare ogni tipo di opportunità (non ci avrebbero certo fatto suonare a Bellavista con il nostro set elettrico, avremmo demolito la villa), sia perché ci piace parecchio rimettere mano alle nostre canzoni, abbiamo lavorato ad una versione “soft” di ogni canzone contenuta, per far ballare anche la nonna.
Scherzi a parte, le atmosfere del disco precedente cambieranno completamente, anche grazie ad un paio di collaborazioni gustose e a strumenti non esattamente convenzionali. Inoltre possiamo dire che è il primo album “su richiesta”: già avevamo in mente di registrarlo ma a spingerci dentro lo studio sono state le decine di persone che, durante il secondo tour americano (da marzo a maggio 2015), ci hanno chiesto insistentemente “ma quando lo registrate il disco acustico?”.
3)Se vi dicessero di abbandonare per sempre la vostra Buggiano per sfondare nel mondo musicale, cosa fareste? E perchè?
Spostarci all’estero è quello che cerchiamo di fare da un po’ di tempo, quindi saremmo pronti a farlo, musicalmente parlando. Siamo e sempre saremo molto legati all’Italia (e alla cara Borgo a Buggiano) e a tutte le persone che ci supportano e sostengono da quando eravamo quattro scimmie urlatrici con gli strumenti in mano. Stiamo infatti cercando di muoverci anche nello stivale, ma purtroppo la risposta e l’interesse verso il nostro progetto (complice anche il fatto che usiamo la lingua inglese, crediamo) è molto minore rispetto ad altri stati. Per questo ce ne andremmo, la musica è ciò che vogliamo sia il nostro lavoro e siamo pronti a seguire le opportunità per crescere dove queste si palesano. Poi magari la Warner Music aprirà una sede a Buggiano..
4)State guardando Villa Bellavista: che canzone vi viene in mente?
Delle nostre, sicuramente “Reign of Clouds”, un pezzo solido, potente e a tratti quasi austero. Parla di un Regno sulle nuvole, dove i nostri antenati hanno preservato le cose più belle del pianeta. Bellavista starebbe proprio bene nel nostro Regno delle Nuvole, peccato che invece sia quaggiù, spesso dimenticata e, ad eccezione dell’evento di NaturArt e poco altro, per nulla valorizzata.