“Chiare, fresche e dolci acque…”: viene voglia di scomodare il grande Francesco Petrarca pensando ai due nuovi Cammini dell’acqua realizzati sulla montagna pistoiese, tra Castello di Cireglio e Le Piastre. Si tratta di due percorsi ad anello, collegati tra loro: il primo, collocato all’interno del Parco Letterario Policarpo Petrocchi, parte da Castello di Cireglio (e, per la precisione, dalla fontana del Leone, che lo stesso Petrocchi volle realizzare per portare l’acqua in paese) e prosegue poi nel bosco, toccando due fonti: quella in località Le Fontanelle e quella di Cettore; il secondo parte da Le Piastre (e dalla storica fontana Campari, vera e propria porta della montagna) e tocca altre dieci sorgenti, tra paese e boschi circostanti.
la segnaletica de “I cammini dell’acqua”
Ogni fonte ha una sua storia, che affonda le radici in tempi lontani e approda al presente. L’acqua è sempre stata preziosa: in passato, però, sembrava abbondante e inesauribile; oggi diventa un bene da tutelare e da non sprecare, perché manca e la sua qualità è in costante peggioramento. Camminare da una fonte all’altra significa riflettere sull’acqua e sul suo valore (la “sorella acqua” che San Francesco d’Assisi presentava come “multo utile et humile et pretiosa et casta”), ma anche sulla fonte come luogo di incontro (basterebbe pensare alla quantità di racconti che narrano fatti avvenuti proprio attorno alle fonti, dove si andava ad attingere acqua) e come luogo di sosta. I Cammini dell’acqua hanno del resto altri e ulteriori significati.
Attraverso il recupero di fonti, spesso realizzate in tempi lontani, rappresentano un presidio contro l’abbandono dei boschi e dei luoghi della nostra montagna: gli interventi di recupero realizzati per l’apertura di questi percorsi testimoniano anche le capacità manuali che ancora esistono e che sono un tesoro per tutti. Con le loro tappe, i Cammini dell’acqua invitano a percorrere a piedi boschi e luoghi molto vicini alla città di Pistoia e all’area metropolitana Pistoia-Prato-Firenze e immediatamente raggiungibili dai borghi della montagna: invitano cioè a riscoprire la bellezza di ciò che abbiamo vicino e la possibilità di rigenerarsi in mezzo alla natura che è a portata di mano. Una natura che è molto diversa rispetto a quella del passato: i “boschi incantati” di cui parlava Petrocchi, sono oggi – in genere – un intrico di piante e rovi e non vengono più coltivati e ripuliti.
la piazza di Castello di Cireglio
Ma i Cammini dell’acqua fanno rivolgere lo sguardo anche in questa direzione: i boschi (castagneti invasi da robinie: ma splendidi castagneti quando vengono recuperati) hanno una potenzialità straordinaria, in termini di biodiversità, ma anche sotto il profilo ambientale, idrogeologico ed economico, oltre che culturale.
Ma mettiamoci in cammino.
Lasciando il paese di Castello, si passa attraverso l’azienda agricola Le Fontanelle, con i suoi animali, utilizzati anche per la pet therapy; si attraversa poi un castagneto ripulito e si sfiora il castagneto in località In Santa che è oggi coltivato e dove vengono realizzate (nel suo magico anfiteatro naturale) alcune iniziative del Parco Letterario Petrocchi: e questi castagneti, piccole isole felici nei boschi abbandonati, indicano una strada possibile da intraprendere. Anzi: una strada necessaria, che tra l’altro consente di produrre una eccellente farina di castagne, sempre più richiesta dal mercato. L’arrivo alla fontana di Cettore è semplicemente un incanto: l’acqua, anche se non con abbondanza, sgorga da una fonte fino a poche settimane fa invisibile e sommersa dalla vegetazione e ora restituita alla collettività.
storica fontana Campari a Le Piastre.
E intorno a Le Piastre? Avere un piastrese che ti guida di fonte in fonte è un privilegio. Ma poiché il camminatore deve essere autonomo, i cartelli collocati lungo il percorso e il relativo QR-code permetteranno a tutti di avere informazioni e notizie sulle diverse sorgenti, da Le Pillole a Tre Fontane, da Campanelloni a Bellino. Ma chi scrive questo articolo ha avuto il privilegio di percorrere il Cammino con i
rappresentanti della Proloco Alta Valle del Reno. E ha potuto così ascoltare il racconto di chi, fin da piccolo, è cresciuto in questa zona e ha vissuto con l’acqua e nell’acqua: l’acqua che serviva per lavarsi nel fine settimana, l’acqua da prendere per portarla sulla mensa imbandita, il bozzo dove fare il bagno con gli amici, il punto del torrente in cui venivano lavate le pecore. Siamo, a Le Piastre, nella Valle del Ghiaccio. Il Cammino dell’acqua incontra anche le Ghiacciaie: una sosta in quella della Madonnina, che si inserisce nei percorsi dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, è d’obbligo.
fontana di Cettore, una fonte fino a poche settimane fa invisibile e sommersa dalla vegetazione e ora restituita alla collettività
Così come è d’obbligo ammirare, dentro l’antico manufatto, l’opera realizzata nel 2012 dall’artista (piastrese) Leonardo Begliomini: le sue figure di donne, bianche sullo scuro della pietra e nel quasi-buio della ghiacciaia, con la loro regalità classica e i loro gesti semplici, richiamano alla memoria le tante persone (e le molte donne) che per anni hanno prodotto il ghiaccio.
Memoria e rispetto, sguardo sul passato e attenzione alla montagna di oggi, salvaguardia delle storie di un tempo ormai scomparso e nuovi progetti per il presente: viene da pensare a tutto questo, lasciandoci alle spalle la ghiacciaia, bevendo alle Tre Fontane un’acqua freschissima e riflettendo sul valore di questi Cammini.
Testo Giovanni Capecchi
Foto Maurizio Pini