Dialoghi di Pistoia dedicano un’intera edizione all’ambiente.
Lo fanno dando al programma un taglio particolare: raccontare le relazioni tra noi e le piante, noi e gli animali, noi, l’ossigeno e le pietre. Da sempre attenti all’antropologia del contemporaneo, i Dialoghi daranno spazio non solo a una varietà di voci (scrittori, antropologhe, studiosi e studiose, metereologi…), ma anche a culture e punti di vista diversi sull’ambiente che raramente hanno voce. Se infatti il mondo moderno ha visto trionfare l’Antropocene – una visione del mondo che oppone Natura e Cultura e colloca l’essere umano al centro di tutto -, i Dialoghi ci conducono nella rivoluzione copernicana che ha avuto avvio proprio in antropologia e a partire da altre “cosmovisioni”, come quelle dei nativi dell’Amazzonia o delle isole dell’Oceania. Una rivoluzione che può cambiare il nostro rapporto con il mondo. In molte culture la nozione stessa di Natura come ambito distinto dall’uomo non ha alcun senso, perché il cosmo è un insieme di relazioni e corrispondenze.
Adriano Favole e Giulia Cogoli
Interrogarci sulla nostra visione del mondo per correggere il tiro sulle devastazioni del Pianeta è un modo per reinvestire di responsabilità i nostri comportamenti quotidiani. E non si tratta solo di proibire, di condannare, di processare il nostro modo di vivere. Guardare con occhi diversi la nostra relazione con i non umani significa aprire nuovi spazi di socialità, significa ritrovare la bellezza della vita negli incolti dimenticati dai processi di industrializzazione e urbanizzazione, significa costruire un’utopia che ho chiamato il Koinocene. L’epoca delle relazioni, l’epoca in cui torniamo a riconoscere la somiglianza, la comunanza, la partecipazione degli uni alle vite degli altri. Le particelle di ossigeno che rilasciano i microorganismi dell’Oceano Pacifico arrivano fino a noi, ogni
giorno. L’essere umano non è, non può essere indipendente dalle forze della Terra, ma è immerso in relazioni di interdipendenza.
“Noi siamo Natura”: il sottotitolo di questa edizione, è uno slogan che i Dialoghi propongono al mondo contemporaneo. La caduta del muro tra umani e non umani apre sfide inedite per la scienza e la cultura. Dobbiamo interrogarci da un lato su quelle caratteristiche, come l’intelligenza, la consapevolezza, la capacità di progettare, che abbiamo pensato come tipicamente umane, ma che forse si estendono ben al di là di esso. Dall’altro c’è da chiedersi se piante, animali, fiumi e montagne non siano anch’essi portatori di diritti come gli umani. Su questo tema il Festival “raddoppia”: la settimana prima dei Dialoghi, infatti, una Giornata di Studi intitolata “I diritti della Natura”, voluta da GEA Green Economy and Agriculture – Centro per la Ricerca della Fondazione Caript, aprirà il dibattito tra giuristi/e, antropologi/ghe e filosofe.
Testo Adriano Favole