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Fondazione Pistoia Musei

Fondazione Pistoia Musei, nuovo sistema museale articolato in quattro sedi (Palazzo de’ Rossi, Palazzo Buontalenti, Antico Palazzo dei Vescovi, San Salvatore), promosso da Fondazione Caript sotto la Direzione Scientifica di Philip Rylands – Direttore Emerito Collezione Peggy Guggenheim, Venezia – ha l’obiettivo di raccontare la città dalle sue origini fino alle vicende artistiche del Novecento, con un programma espositivo internazionale e un’attenzione particolare all’arte moderna e contemporanea.

Le attività del polo sono state inaugurate da due mostre attualmente in corso nelle sedi di Palazzo Buontalenti e Palazzo de’ Rossi.

La prima, Italia Moderna 1945 – 1975. Dalla Ricostruzione alla Contestazione, a cura di Marco Meneguzzo e con una selezione di oltre centocinquanta opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo, affronta già nel titolo un problema di indagine critica con l’intenzione di mostrare il complesso tessuto artistico italiano in uno dei periodi di trasformazione del Paese tra i più fecondi. Suddivisa in due “tappe” – Le macerie e la speranza (18 aprile-25 agosto) e Il benessere e la crisi (13 settembre-17 novembre) – la mostra indaga il concetto di modernità nelle sue diverse accezioni: da una parte il senso comune, per cui il “moderno” è ciò che risulta nuovo, veloce, innaturale e lontano dalle consuetudini; dall’altra la Modernità (stavolta con l’iniziale maiuscola) ben precisata storicamente e concettualmente, che si manifesta come un’idea di progetto, includendo in sé la convinzione di poter essere i protagonisti del proprio futuro. Così, la Modernità del XX secolo comprende quel periodo in cui i popoli, le culture, le nazioni, ma anche i singoli individui, vivono sulla base di grandi ideali e grandi valori.

È tra il 1945 e i successivi trent’anni – dopo una guerra che ha lasciato non solo macerie materiali, ma anche culturali – che l’Italia cambia i comportamenti sociali, modernizzandosi visibilmente e affrontando, dopo la straordinaria anticipazione del Futurismo, il problema della Modernità. Nella prima parte della mostra, Le macerie e la speranza, si affronta il periodo dal ’45 al ’60. Attraverso le opere di artisti tra i quali Enrico Baj, Mario Nigro, Giulio Turcato, Renato Guttuso e Antonio Recalcati, si ripercorre la fase subito successiva alla guerra, in cui si sente il bisogno di trovare nuovi modelli cui appellarsi, per esprimere quell’ansia di rinnovamento che percorre tutto il mondo. Gli anni Cinquanta sono invece caratterizzati su scala planetaria da quello che in Italia è noto come l’Informale, alfabeto visivo che utilizza solo elementi basilari, primari, come il segno, il gesto, la materia. Come esprimere su una tela un senso di ribellione meglio che con un gesto ampio, veloce, carico di colore ?

Andando oltre la mera scelta cronologica degli artisti – tra cui Carla Accardi, Afro, Fausto Melotti, Lucio Fontana, Bruno Munari, Emilio Vedova e Giuseppe Capogrossi – e la loro suddivisione per movimenti, la mostra arriva a chiedersi se esista una sorta di continuum in grado di identificare una cultura unitaria, presupponendo quindi un vero e proprio modello italiano. La risposta, inevitabilmente, non è scontata.

                                                                                   Philip Rylands – Direttore Emerito Collezione Peggy Guggenheim, Venezia e Direttore Scientifico di Fondazione Pistoia Musei

La seconda mostra inaugurata ad aprile, Pistoia Novecento. 1900- 1945, allestita nelle rinnovate sale espositive di Palazzo de’ Rossi e curata da Annamaria Iacuzzi e Philip Rylands, consente invece una lettura del panorama artistico pistoiese nel suo articolarsi di generazioni e momenti espositivi nell’arco del primo quarantennio del Novecento.

La selezione propone dipinti, sculture e opere grafiche degli autori pistoiesi attivi tra il 1900 e il 1945, a cui sono affiancate alcune opere di artisti non pistoiesi il cui ruolo, tuttavia, si è rilevato significativo per la temperie culturale cittadina di questo periodo.

Il riallestimento, quindi, di una selezione delle opere della collezione di Fondazione Caript, arricchito delle opere in comodato di Intesa Sanpaolo e di altri prestatori pubblici e privati, consente di leggere le vicende artistiche cittadine della prima metà del Novecento attraverso le opere dello scultore simbolista Andrea Lippi e del pittore futurista Mario Nannini; di Francesco Chiappelli, Alberto Caligiani, Giulio Innocenti fino alla Scuola pittorica pistoiese attiva tra le due guerre, di cui fece parte anche il giovane Marino Marini: Renzo Agostini, Pietro Bugiani, Alfiero Cappellini, Corrado Zanzotto, Umberto Mariotti, Egle Marini. Il riallestimento è anche l’occasione per ammirare opere di artisti non pistoiesi come Galileo Chini, Giovanni Costetti e Achille Lega.

Testo Fondazione Caript

 

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