Parlano gli autori delle opere d’arte che sono state realizzate nel Parco delle Stelle.
Intervista a Andrea Dami
Astronomia, pianeti, stelle. Tutto splendido, meraviglioso. Ma che non potrebbe funzionare se non ci fosse lui: il sole. È da qui che è partito lo scultore Andrea Dami per realizzare il “Giardino del Sole”. Diplomato all’Istituto d’Arte di Pistoia, Andrea Dami è autore di numerose sculture musicali (o sonore), di installazioni, di collage, di disegni, ma anche di video e video-installazioni e continua a progettare e organizzare (dal 1963) mostre collettive su temi anche di impegno sociale.
“Appena iniziai a lavorare a questo progetto – dice Andrea Dami – ho pensato che il visitatore avrebbe dovuto trovare dei ‘lavori’ che lo incuriosissero, lo avvicinassero, lo facessero sorridere e quindi, sorridendo, si sarebbe potuto fare anche della didattica. Il punto di partenza non poteva che essere la nostra stella: il Sole, il centro. Ho pensato al Sole che abbiamo disegnato più o meno tutti, quando eravamo piccoli. Uno stereotipo, certo, perché quel ‘segno’ fosse comune, familiare. Qualcosa che ci facesse sorridere. Da lì l’idea di avere lunghi ‘raggi’ che permettessero di stare seduti sopra al sole. Perché il sole calpestabile può essere utile per posare cavalletti che sorreggono strumenti per ‘vedere’ le stelle”.
Da questa idea, quindi, è partita la realizzazione del sistema solare.
“Ho realizzato i nostri pianeti – aggiunge ancora Andrea Dami – anche come dei gomitoli di filo, appoggiati su pannelli triangolari come le punte dei monti che disegnano i bambini. Volevo dare un’immagine immediata delle proporzioni del nostro pianeta in rapporto agli altri sette per provocare una riflessione che può essere approfondita direttamente all’Osservatorio. L’installazione ha un obiettivo: non solo ludico, anche se il gioco è importante, ma didattico in un luogo che offre una bella vista sul paesaggio circostante”.
Oltre alle opere realizzate per l’Osservatorio, negli ultimi anni Dami ha svolto svariate attività e, fra di esse, ricordiamo le principali. Il “Giardino del XXI secolo” e “Cubo”, al Castello Villa Smilea a Montale; il “Fuoriquadro” a Pontassieve; “Farben-Kiänge-Schmetterlinge” allo Stadtmuseum di Langenfeld in Germania; “E se le farfalle imparassero a nuotare?” presso Palazzo Vecchio nel Salone de’ Dugento a Firenze fino a “Farfalle” in occasione del 58° Premio internazionale Ceppo, Pistoia. Ha inoltre realizzato esposizioni anche a Taiwan con “Batterfly Monna Lisa”, ad El Salvador con “Quadrifoglio”, oltre che a Pistoia e dintorni con l’opera video “Il mio padule” per il Mac,n di Monsummano Terme, “Segni” e “Senza titolo 1994”, una collezione presso Villa Renatico-Martini sempre a Monsummano. Per Pistoia, infine, “Città sonante”, “Grandi maestri, piccole sculture – da Depero a Beverly Pepper” a Palazzo Sozzifanti, “Appunti per un giardino di pietra” alla Forteguerriana e Galleria Lo Spazio fino ai “Riflessi liquidi”, anch’essa opera video presso Villa Castello Smilea di Montale.
Intervista a Silvio Viola
Nel “Parco delle Stelle” non poteva mancare chi le stelle le porta. È così che nasce l’opera “Portatrici di stelle” realizzata dallo scultore Silvio Viola. Silvio Viola è nato il 23 gennaio del 1957 a Luzzano di Moiano in provincia di Benevento. Dal 1970 abita in provincia di Pistoia. Ha conseguito la maturità artistica presso il liceo artistico di Firenze mentre nel 1979 si è diplomato all’accademia delle Belle Arti di Firenze nel corso di scultura tenuto dal professor Oscar Gallo. Attualmente è insegnante di discipline plastiche presso il liceo artistico Policarpo Petrocchi di Pistoia. Molto ampio il suo curriculum artistico. Si parte dal lontano 1983 quando vince il premio di scultura “Filippo Albacini” all’accademia di San Luca a Roma. Partecipa a numerosi saloni di arte contemporanea, in Toscana e non solo e realizza varie sculture oltre a partecipare a concorsi nazionali per la realizzazione di sculture.
Residente a Castelvecchio di Pescia, proprio su quel territorio ha svolto molte delle sue attività negli ultimi anni, divenendo direttore artistico della manifestazione “Scolpire la pietra in Valleriana” e realizzando nel 2012 un monumento ai Carabinieri a Pescia. Alla base di tutta la sua attività c’è una convinzione: “Dedico il mio tempo – afferma Viola – alla ricerca di una convinzione che l’essere umano possa essere in assoluto portatore di buone notizie”.
È lo stesso artista a spiegarci l’origine e il significato di “Portatrici di stelle”: “Ho scelto questo tema perché il riferimento è al cosmo con tutti i suoi elementi, dai più piccoli ai più grandi, ai più o meno luminosi o ancora da scoprire. Il tutto, rigorosamente al femminile per omaggiare la donna che in primis porta per nove mesi nel grembo materno la vita, che poi darà alla luce”.
Per quanto concerne l’opera realizzata per l’Osservatorio Astronomico, Silvio Viola ha affrontato due temi: la luce e la vita. “Con il tema dei ‘viandanti’ – spiega – emerge il desiderio di stimolare l’inizio di un viaggio per recarsi in un luogo senza meta, alla ricerca della propria e altrui esistenza. Da qui l’approdo alla luce ed alla vita. La prima è elemento del cosmo, di varie forme, che si accendono al contrasto con il cielo ed il verde delle montagne. Gli effetti per dare l’idea della luce sono realizzati con rami di legno intrecciati per poter giocare su pieno e vuoto, tanto da renderli più leggeri dal punto di vista scultoreo e dando la sensazione di poter volare ancora più in alto. Infine – conclude Silvio Viola – la vita: alberi semplicemente decorticati per renderli più puri e leggeri, sistemati in modo da suggerire un ipotetico percorso dove chiunque può inserirsi per continuare il viaggio. È evidente il richiamo all’albero della vita”.